Siamo serial: Ripley, assolutamente da non perdere

Su Netflix una serie tv che è già un classico, elegante e avvincente

Un bianco e nero che toglie il fiato, una regia elegantissima e un protagonista che più camaleontico non si può. Ripley è una serie tv Netflix destinata a lasciare il segno e, meglio precisarlo subito, non ha niente a che vedere con il film Il talento di Mr Ripley, girato da Anthony Minghella con Matt Damon, Jude Law, Gwineth Paltrow e Fiorello. La miniserie si rivela un noir così raffinato da relegare facilmente in secondo piano la pellicola hollywoodiana del 1999.

La storia, tratta dal romanzo scritto da Patricia Highsmith, è nota: siamo negli anni Sessanta e il giovane Dickie (Johnny Flynn) fa la bella vita in Italia, ad Atrani, insieme alla fidanzata Marge Sherwood (Dakota Fanning); Dickie, che di fatto vive il presente senza grandi progetti per il futuro, vorrebbe essere un artista, Margie una scrittrice. Il padre del ragazzo, un imprenditore di New York, convinto che il figlio sia amico di Tom Ripley (Andrew Scott) assume quest’ultimo per convincere Dickie a tornare a casa. Non solo Tom conosce a malapena il giovane, ma è un furbo truffatore - nonché assassino e ladro di identità - che vive alla giornata e che decide di accettare l’incarico per i soldi. Nel cast ci sono anche la figlia di Sting, Eliot Sumner, nei panni di un amico di Dickie e Maurizio Lombardi in quelli dell’ispettore Pietro Ravini, inoltre compaiono Margherita Buy, John Malkovich e Ann Cusack.

Ripley è una serie tv che conta 8 episodi, sceneggiati e diretti da Steven Zaillian, premio Oscar nel 1994 per la sceneggiatura di Schindler’s List. La fotografia in bianco e nero, in grado di stregare lo spettatore, è firmata da un altro premio Oscar, si tratta di Robert Elswit (Il Petroliere): l’Italia - da Napoli a Roma e Venezia - è una cartolina perfetta, le inquadrature non sono mai banali, la cura per i dettagli sia interni che esterni è maniacale. E anche se a volte la forma ha il sopravvento sulla trama, è impossibile non restare ammaliati da tanta bellezza, avvolta dall’incedere lento, lentissimo della vicenda. La distanza con il film di Minghella è abissale, basti pensare all’atmosfera e alla rappresentazione dell’Italia di quegli anni, nel caso della serie tv si tratta di un paese mai sguaiato, descritto per ciò che è, povero ma dignitoso. Non solo: la miniserie aderisce maggiormente al romanzo, mentre il personaggio di Tom Ripley riesce ad avere una profondità diversa e a rendere con più convinzione la sua ambiguità, grazie anche all’efficace interpretazione dell’irlandese Andrew Scott. Ripley è un falsario di bassa lega, questo è il suo unico talento, sa mascherarsi, può diventare uno o nessuno. Ripley è una serie tv ambiziosa, in controtendenza rispetto a tutte le altre sia per scelta stilistica che per assenza di ritmi serrati e colpi di scena. Una mosca bianca.

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