
La storia è famosissima. Siamo nella Marsiglia del 1815, Edmond Dantès (Sam Claflin) è un giovane marinaio accusato ingiustamente di tradimento, per questo viene imprigionato per quindici anni nel castello d’If. Durante la prigionia, Edmond incontra l’abate Faria (Jeremy Irons), il quale diviene suo mentore e gli rivela dell’esistenza di un tesoro sull’isola di Montecristo. Così, una volta fuggito dai suoi carcerieri, il giovane marinaio trova il tesoro e decide di diventare il conte di Montecristo, con l’obiettivo di vendicarsi di tutti coloro che lo hanno privato della libertà.
Si tratta dell’ennesimo adattamento di un grande classico, il romanzo scritto da Alexandre Dumas e intitolato “Il Conte di Montecristo”. Otto episodi, diretti dal premio Oscar e Palma d’oro Bille August (“Con le migliori intenzioni”), una scelta che la dice lunga sulla volontà di dare vita a un progetto ambizioso, una miniserie franco-italiana dal fascino cinematografico che ha al centro la complessità delle relazioni tra esseri umani. È stata girata solo in parte a Marsiglia, molte scene hanno come ambientazione Torino e i suoi dintorni, Milano, Roma, Parigi e anche Malta.
In fondo, “Il Conte di Montecristo” sul piccolo schermo mantiene le caratteristiche del romanzo d’appendice, qual era l’opera originaria, insieme a “I Tre Moschettieri” dello stesso autore. Avventure intricate e ricche di colpi di scena che, pubblicate nelle ultime pagine dei giornali, venivano lette a puntate, suscitando l’interesse dei lettori con una buona dose di suspense. Da questo punto di vista, il feuilleton, così come era chiamato, può essere considerato l’antesignano delle serie tv.
Sam Clafin nei panni del protagonista è convincente, con lo sguardo tormentato di chi ha molto sofferto e di chi sta coltivando con pazienza la vendetta. Un cast di tutto rispetto e una narrazione coinvolgente ne hanno decretato il successo.
Il pregio di questa serie tv è soprattutto quello di far conoscere un grande classico ai più giovani, pur non rispettando sempre fedelmente la trama. “Tutta l’umana saggezza sarà risposta in queste due parole: aspettare e sperare”, si legge nel romanzo di Dumas. Il suo insegnamento resta attuale, la storia di Edmond Dantès dimostra che la vendetta non può sostituire la felicità, per guarire le ferite dell’anima serve molto di più. La speranza.
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