
Cultura
Martedì 21 Gennaio 2025
SIAMO SERIAL
“Acab”: Stefano Sollima produce la serie 13 anni dopo l’uscita del suo film
Ordine e caos, i due opposti che da sempre attraversano come un filo rosso lo sviluppo della società. A tredici anni di distanza dal film di Stefano Sollima, arriva sul piccolo schermo Acab (All cops are bastards), in formato serie tv. È ispirata al libro del giornalista Carlo Bonini, il quale scrisse il volume nel 2008: la polizia italiana era da poco reduce dal disastro del G8 di Genova e la ferita della Diaz pulsava ancora, inoltre i procedimenti penali a carico di esponenti delle forze dell’ordine erano in corso.
Ivano (detto Mazinga), Marta e Salvatore fanno parte del Reparto Mobile di Roma, i tre non sono semplicemente colleghi, sono come una famiglia. La loro è una lotta quotidiana per cercare di mantenere l’ordine in città. Tutto cambia quando una notte, durante i feroci scontri in Val di Susa, il loro capo viene gravemente ferito. E un manifestante dopo gli scontri è in fin di vita. Spetta a Ivano prendere in mano le redini della squadra. Quando arriva il nuovo comandante, Michele, lo scontro tra i due è inevitabile, mentre tra i cittadini si amplifica lo scontento verso le forze dell’ordine.
Marco Giallini è Mazinga, un Mazinga che però non c’entra nulla con quello del film, l’attore romano si è impegnato a creare un altro personaggio. Valentina Bellè interpreta Marta, eliminando il più possibile la sua parte femminile, alle spalle ha una relazione tossica e violenta, così prova a cancellare la sua femminilità per proteggersi. Infine, Pierluigi Gigante è Salvatore, un poliziotto che alterna la totale devozione alla squadra mobile al terribile vuoto che attanaglia la sua vita. Adriano Giannini ha definito invece il suo Michele, il nuovo comandante, un’incarnazione del conflitto.
Proprio come nel film, anche nella serie tv la storia viene raccontata senza giudicare i personaggi, facendo un passo indietro rispetto al proprio giudizio morale. Come spiegato dal produttore esecutivo Stefano Sollima, non si deve “forzare il pubblico sul tuo pensiero”, molto meglio accompagnarlo “facendogli le domande giuste”. Il tema di fondo è rimasto lo stesso, il conflitto, in un’oscillazione continua tra caos e ordine, sicurezza e libertà. Sotto ai riflettori, inevitabilmente, la violenza, insieme alla rabbia repressa.
Acab permette allo spettatore di mettersi davvero dietro la visiera del casco per vedere cosa accade, ma allo stesso tempo suggerisce a chi guarda di uscire dalla propria zona di comfort, ed è lì che ciascuno di noi può maturare un’opinione. Un racconto necessario, quello di Acab, ancora oggi che sono passati 24 anni dagli scontri del G8 di Genova
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