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“Il caso Asunta” tratto da un caso di cronaca che ha scosso la Spagna

E se a tradirti fossero proprio coloro che dovrebbero proteggerti, ovvero i tuoi genitori? “Il caso Asunta” è la nuova miniserie crime ispirata all’omicidio di Asunta Basterra, avvenuto in Spagna nel 2013. Asunta Yong Fang Basterra Porto era una dodicenne di origine cinese, fu trovata senza vita a Teo, in Galizia, il 22 settembre 2013, poco prima del suo tredicesimo compleanno. Il medico legale stabilì che la causa della morte fu asfissia, alla ragazza furono somministrate una trentina di pastiglie di Lorezapam, una quantità nove volte superiore al dosaggio previsto per gli adulti. Sul caso si aprì un’inchiesta, i genitori adottivi Alfonso Basterra Camporro e Rosario Porto Ortega furono giudicati colpevoli il 30 ottobre 2015, la coppia avrebbe drogato periodicamente la figlia per tre mesi per poi soffocarla ma entrambi si sono sempre dichiarati innocenti. Furono condannati a diciotto anni di carcere, la madre adottiva si uccise in cella nel novembre 2020. In Spagna l’assassinio di Asunta divenne un caso mediatico, come si comprende anche dalla miniserie creata da Ramón Campos, Gema R. Neira, Jon de la Cuesta e David Orea, scatenando dinamiche che si osservano anche in altri paesi e che spesso “inquinano” il cammino verso la ricerca della giustizia.

“Il caso Asunta” si snoda in sei puntate dal ritmo serrato, uno dei pregi maggiori della serie tv. La trama procede a tratti come un poliziesco e a tratti come un documentario, uno stile che negli ultimi tempi sta avendo molto successo. La macchina da presa utilizza un incedere asciutto, senza inutili fronzoli, ma allo stesso tempo è in grado di scavare nell’intimità della coppia e della figlia.

Candela Peña (vincitrice del Premio Goya per la sua interpretazione come miglior attrice in Principesse del 2005) interpreta Rosario Porto, la madre adottiva di Asunta, mentre Tristán Ulloa interpreta il ruolo di Alfonso Basterra, il padre adottivo. Entrambi sono molto bravi nel rendere sul piccolo schermo l’instabilità psicologica della madre e l’insondabilità del padre, i quali non hanno mai svelato davvero che cosa sia accaduto ad Asunta, dichiarandosi innocenti. In questo senso la miniserie, pur sottolineando prove e contraddizioni, lascia spazio ai dubbi e all’interpretazione del pubblico.

Un ruolo rilevante ce l’ha anche il giudice istruttore (Javier Gutiérrez), deciso ad arrivare a qualsiasi costo a una condanna, utilizzando anche dei metodi che persino la polizia trova sopra le righe, come alcuni interrogatori piuttosto spinti e l’insistenza nel procedere seguendo una sola direzione

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