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La seconda stagione in chiaro su Tv8

Petra Delicato è una donna indipendente, ironica (molto), cinica (quando serve), forte (le fragilità in realtà le nasconde in una scatola come fa ogni volta che risolve un caso e chiude un pezzetto di quella storia da conservare per i giorni più duri). Petra è l’ispettore di polizia nata dalla penna della scrittrice spagnola Alicia Gimenez-Bartelett, protagonista di 13 romanzi tradotti in tutto il mondo e trasportati anche sul piccolo schermo. Nella serie tv italiana la protagonista ha il volto di Paola Cortellesi e sin dalla prima stagione è stato amore a prima vista.

Ora arrivano in tv in chiaro (su Tv8) i quattro episodi della seconda stagione che confermano quanto di buono intravisto fin qui. A dirigere è rimasta Maria Sole Tognazzi, regista che ha già dimostrato di saper tenere salda la macchina da presa per condurre una storia al cinema e che con questo progetto ha debuttato nelle serie tv. A completare gli ingredienti (detto della solida base di partenza offerta dai romanzi di Gimenez-Bartelett) ci sono un’ambientazione che diventa a sua volta personaggio (Genova, città di mare e di contrasti, che nell’originale era Barcellona), delle storie ben scritte e altrettanto ben sceneggiate e un pugno di compagni di avventura caratterizzati come il manuale del buon romanzo giallo insegna.

Tutte cose che gli spettatori della prima stagione avevano imparato ad apprezzare e che in questi nuovi episodi si rafforzano. Petra non è una serie adrenalinica, per gli amanti del thriller d’azione, bensì un racconto spesso intimo, che aggancia a un’inchiesta poliziesca tanti altri elementi, sentieri che si perdono nei carrugi di Genova e che richiedono attenzione ed empatia per essere attraversati. Storie di fragilità, di marginalità, di conflitti familiari sono alla base della seconda stagione, che introduce anche dei nuovi personaggi che aprono sviluppi inattesi. A giganteggiare, al fianco della protagonista Paola Cortellesi - che era brava ben prima di “C’è ancora domani” - c’è ancora Andrea Pennacchi, nei panni del collega Monte, un altro animale solitario e introverso, altrettanto fragile, che sembra uscito da una canzone di De André, e che questa volta si aprirà a qualche inattesa novità. In primo piano - e non sullo sfondo, ma a questo punto dovrebbe essere chiaro - c’è il luogo, la città, Genova del porto antico e dell’acquario in cui si rifugia Petra per isolarsi e pensare, quella del pub in cui ritrovare gli amici davanti a un bicchiere, e quella delle strade meno illuminate. Non un ritratto da cartolina, perché non è questo che serve per circondare di luci soffuse le vicende di Petra. Sempre in bilico tra la solitudine scelta e difesa con forza e la voglia (da tener nascosta) di un briciolo di normalità e di pace.

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