SIAMO SERIAL Candidato unico

La serie francese tra commedia e utopia politica

La Francia è pronta per avere il suo primo presidente nero? Oppure preferisce una donna? Se volete avere una risposta guardate Candidato unico, la commedia francese in sei puntate che - ancora una volta – affronta grandi questioni con il sorriso. E con una parodia dei vizi e delle virtù dei nostri vicini di casa, da una parte sbugiardando vecchi preconcetti e dall’altra mostrando i guai di una società multietnica e di un paese cosmopolita.

La storia è la seguente: i francesi sono chiamati al voto. Stéphane Blé, un ragazzo di origini africane che vive in periferia, è l’animatore di un centro giovanile ai margini di Parigi. Un giorno s’imbatte nel sindaco della città, inseguito dal solito “codazzo” di giornalisti e decide di rispondergli per le rime di fronte alle telecamere. «Lo slogan della campagna elettorale c’è già – gli dice -, liberté, egalité, fraternité». Così facendo conquista la simpatia dei telespettatori e ben presto diventa l’outsider delle elezioni presidenziali. In seguito ad alcune vicende, Stéphane, con la sua capacità di dire la verità senza fronzoli ma con umorismo, arriva persino in finale. Il suo personaggio è interpretato da Jean-Pascal Zadie, il quale ha ideato la serie tv insieme a François Uzan e ne è anche il regista.

Razzismo, sessismo, femminismo, ambientalismo, in questa campagna elettorale tutto viene chiamato in causa. A fare da sfondo, il divario che separa il ghetto dal resto della società, la periferia dai quartieri “alti”. Buona la sceneggiatura e anche la costruzione dei personaggi, come la sfidante Corinne Douanier (Marina Foïs), ecologista e femminista intransigente, colta e molto impegnata anche nel volontariato. Un profilo che metterà in difficoltà Stéphane, e un personaggio che i francesi hanno associato a Sandrine Rousseau, economista e politica d’Oltralpe.

Candidato unico non è altro che l’ennesimo esempio di quanto divertente e niente affatto scontata possa essere la commedia francese. Con la capacità di essere sempre attuale, di descrivere contraddizioni e problemi di una società complessa, popolata di etnie diverse, in città cosmopolite. Proprio come accade in Miskina, la serie tv Amazon Prime che mostra la vita della comunità algerina a Parigi attraverso la storia di una protagonista “sfigata”, si considera infatti brutta, inutile e in sovrappeso. Si ride, spesso di un umorismo sottile, ma non si può dire che la commedia francese ignori la realtà dei nostri giorni, anzi, è proprio lì che si affonda il coltello.

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