San Giuliano “gialla” con Gino Marchitelli

Il sangiulianese Gino Marchitelli torna in libreria. È uscito alla fine di settimana scorsa il secondo romanzo nato dalla collaborazione dell’autore con l’editore fratelli Frilli. Dopo Milano non ha paura, pubblicato un anno fa e venduto in 8mila copie, ora è la volta di Sangue nel Redefossi: un titolo profondamente sangiulianese per un “noir” che si dipana tra le vie della città, e che pone ancora una volta al centro dell’attenzione gli affari illeciti della criminalità organizzata. Il tema è stato oggetto anche dei passati lavori di Marchitelli, il cui interesse per la scrittura è nato per caso ma è stato portato avanti con passione, fino a tagliare il traguardo del sesto libro in tre anni. Al centro della vicenda ci sono ancora una volta il commissario Lorenzi e la giornalista di Radio Popolare Cristina Petruzzi. Una coppia unita prima da rivalità e poi da un legame amoroso man mano più saldo, la cui storia ha preso le mosse da Morte nel trullo, il primo lavoro pubblicato da Marchitelli nell’ottobre 2012 in autoproduzione. L’interesse per la criminalità organizzata e per i suoi loschi traffici è nato con Qvimera (2013), dove si trattava di edilizia. Sangue nel Redefossi, invece, «vuole raccontare come la malavita va a permeare tutte le sfere della vita del paese. Viene toccato l’argomento dei trapianti di organi illegali, gestito proprio dalla manovalanza dell’ndrangheta, che oltre a portare avanti i suoi affari canonici, appunto, si presta a fornire uomini per altre attività». Il libro (291 pagine, 12 euro), come da abitudine dell’autore, di mestiere elettricista e segretario della sede locale di Rifondazione comunista, si costruisce sull’intersecarsi di più storie ambientate in luoghi differenti. La gran parte della trama si svolge a San Giuliano, sconvolta da una serie di misteriosi delitti, e scandaglia le caratteristiche e il “colore” delle varie aree della città. Come Borgolombardo, dove «l’umanità era rimasta quella di una volta, le persone, specie gli anziani, si incontravano al piccolo supermercato di zona - si legge -, al bar tabacchi all’angolo, all’ufficio postale... raccontandosi delle gioie e delle tristezze della vita metropolitana». Mezzano è al centro dell’attenzione: «Vi apre una onlus per il reinserimento dei migranti nel mondo lavorativo, gestita da un prete che ha un terribile segreto alle spalle», mentre «a Civesio viene ucciso un noto esponente della politica locale, un assessore intrallazzato con l’ndrangheta». «Il riferimento a San Giuliano è puramente immaginario ed è legato all’uso romanzato di una storia poco trattata - dice l’autore -. Una delle vicende del libro ruota attorno a un’operazione poco trasparente di smaltimento dei tralicci dell’alta tensione»: una ricostruzione fantasiosa, insomma, prepara la strada per un giallo ricco di colpi di scena.

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