«Salveremo la sfera di Marcus»

«Salveremo la “sfera centripeta-centrifuga” di Gert Marcus a Turano Lodigiano. A settembre, se tutto va per il verso giusto, saremo in grado di annunciare il via ai restauri». Lo fa capire Guido Oldani, il poeta di Melegnano che esattamente 12 anni fa regalò al Lodigiano una delle sue presenze d’arte più enigmatiche e suggestive: la sfera in marmo di Carrara che accompagna dal sagrato l’ingresso alla parrocchia della Beata Vergine. È lì dal 2000, da quando il grande scultore contemporaneo di origini tedesco-svedesi ideò assieme ad Oldani, al parroco di Turano don Luigi Gatti e a Gino Commissari la donazione al comune lungo l’Adda. In realtà, si scopre oggi parlando con Oldani del restauro ma anche di arte e vita, la “sfera” di primavere sulle spalle ne ha parecchie di più: quaranta, e per questo il tempo chiede dazio. «Questa composizione è del 1972 nel senso che il manufatto ha fisicamente quaranta anni - precisa il poeta -. È stata concepita all’inizio degli anni Settanta assieme ad altri elementi “centrifugo-centripeti”, quando Marcus si applicava a studiare gli effetti prospettici del teorema di Apollodoro di Atene». Questo grammatico ed erudito della bassa Grecia classica (II secolo avanti Cristo) nei suoi scritti annota che la prospettiva di un’immagine si può raggiungere non solo con la tridimensionalità, ma anche con il posizionamento dei colori e in particolare con il gioco dei bianchi e dei neri: «Il bianco viene in avanti e il nero fa da sfondo - dice Oldani -, anche se le masse sono alla medesima distanza dall’osservatore. Questo è un’assioma prospettico che chiunque ha constatato almeno una volta ed è la legge “aurea” che sostiene la sfera posata da Marcus di fronte alla parrocchiale. La scultura in altri termini “respira” e si dilata a seconda della luce e dell’ombra». Gert Marcus, nato nel 1914 ad Amburgo e morto 94enne a Stoccolma nel 2008, è stato uno degli interpreti europei più importanti del Novecento, in un filone che per ragioni di sintesi potremmo limitare nel concetto di “scultura pubblica astratta”. La capitale svedese ha anche una fermata della metropolitana a lui dedicata, abbellita da sue creazioni: «Personaggio ricchissimo intellettualmente e forte vitalmente - si addentra nei ricordi Oldani -. L’ho conosciuto addirittura nel 1974: figuriamoci, non avevo neanche trent’anni, ero alle prese con le prime poesie ed avevo scelto Marina di Massa per le vacanze. Tramite un amico comune mi presentarono questo signore sessantenne ma padre di una bimba piccola, che sotto le Alpi Apuane aveva trovato la sua seconda patria. Più che altro era la patria dei materiali giusti e delle luci adatte. Come tutti gli artisti concettuali, il “bello” per lui non era tanto il paesaggio ma la luce, la pietra giusta, l’intuizione. Lavorava in questa cava immensa, dove l’eco si sentiva dappertutto, alla quale ho anche dedicato una poesia. Passava lunghi periodi in Italia girando con una Volvo blu di quelle immense, familiari, che gli serviva anche da carro attrezzi. Ricordo che in Versilia dormiva letteralmente sul tetto, a cielo aperto e senza ringhiere. Gli piaceva vedere il cielo sconfinato, sentire il canto del gufo». In realtà già in quegli anni Gert Marcus entrò in confidenza con l’Adda e i suoi borghi, perchè sulla strada del ritorno nell’estremo nord faceva tappa qualche volta a Roncadello di Dovera, dove viveva il compianto Commissari. «Nel 2000, quando ideammo tutta l’operazione della “sfera” - conclude Oldani - Marcus visse addirittura una decina di giorni a Turano, in canonica, ospite del parroco. Gli piaceva l’Adda e ci tornò anche negli anni dopo con la moglie Françoise». Ora gli amici dello scultore si stanno mobilitando per mantenere in perfette condizioni quel monumento che abbellisce il Lodigiano: «Non posso dire molto - conclude sibillino il poeta del Cielo di lardo -, ma a settembre potremmo annunciare l’interesse di un grande imprenditore al restauro».

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