“Quella notte a Miami”... a sognare un futuro diverso

Il film di Regina King ispirato a storia vera: Malcolm X, Sam Cook e Jim Brown in un Motel per festeggiare il titolo di Cassius Clay

“A Change is gonna come”: la voce di Sam Cook è come una preghiera, un sussurro: «C’è voluto tanto tempo... Ma so che il cambiamento arriverà».

Accadde una cosa incredibile “quella notte a Miami”: nella stanza di un motel si ritrovarono in quattro, quattro giganti, per festeggiare uno di loro. A celebrare il titolo mondiale dei pesi massimi appena vinto da Cassius Clay, all’Hampton House Motel c’erano Malcolm X, “mister Soul” Sam Cook e il campione di football Jim Brown; il pretesto era l’incoronazione di Clay, una festa di sport, in realtà erano lì per immaginare un mondo diverso, che in parte “deve ancora arrivare”.

L’episodio raccontato in Quella notte a Miami è storia accaduta realmente, restano i racconti dell’epoca, le foto scattate, ma ovviamente nessuno sa come si svolsero i fatti, cosa si dissero i quattro. Prova ad immaginarlo Regina King che ha tratto il suo film d’esordio alla regia dal testo teatrale omonimo di Kemp Powers: “quella notte” del 25 febbraio 1964 i quattro litigarono, si scambiarono accuse e poi abbracci e lacrime, incitamenti, domande, dubbi, promesse. La vittoria di Clay su Sonny Liston era appena entrata nella storia, ma tutto o quasi doveva ancora accadere.

«Potete smuovere le montagne senza muovere nemmeno un dito»: Malcolm X deve comunicare agli altri amici la decisione di Clay di convertirsi all’Islam, cerca il loro appoggio per portare avanti la sua battaglia, accusa di scarso impegno politico in favore dei neri Sam Cook che sembra cantare solo per interesse economico, «come un carillon in mano ai bianchi » lo provoca. Il dubbio si insinua però: lui stesso sembra voler sfruttare Clay e la sua popolarità per una battaglia personale.

Quella notte a Miami riesce a dire tutto quello che non era riuscito a Il processo ai 7 di chicago, affrontando un’altra pagina di storia americana: più complesso di Green book, meno conciliante, scava nel profondo della questione degli afroamericani mettendo in luce contraddizioni, conflitti, differenze. La lotta di Malcom X con la Nation of Islam guidata da Elijah Muhammad e la minaccia, il rischio che corre per il suo impegno politico.

Regina King riesce a rendere vivo e cinematografico un racconto che resta assolutamente di impianto teatrale e che la regista anima con passione e un dialogo continuo e incalzante. Grazie, in massima parte, alla bravura dei quattro interpreti - Kingsley Ben-Adir, Eli Goree, Aldis Hodge, Leslie Odom Jr. - che sono praticamente sempre in scena.

Vivo e straordinariamente attuale, oggi ancora di più rispetto al 2013 quanto il testo originario fu portato in teatro, nei giorni del Black Lives Matter e di Kamala Harris alla vicepresidenza degli Stati Uniti, Quella notte a Miami è un esempio di cinema civile (e militante) che resta nella memoria a lungo quando i titoli di coda sono passati. Bob Dylan, i campioni della Nfl, il soul cantato nei club eleganti dove i neri devono entrare dalla porta di servizio, il riscatto sociale che passa attraverso il successo e il denaro che può comprare il rispetto, il potere e quella protezione che i discorsi di Malcom X non potranno assicurare. «C’è voluto tanto tempo» e una lunga strada ancora da percorrere... n

Quella notte a Miami

Regia Regina King

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