Quando Vasco conquistò i lodigiani all’Otto Blues nell’estate “mundial” 1982

GRANDI CONCERTI: Più di mille persone per il rocker che aveva appena portato a Sanremo “Vado al massimo”

Due giorni dopo la Nazionale azzurra avrebbe iniziato il suo trionfale cammino al “Mundial” di Spagna, Giovanni Spadolini guidava il primo governo repubblicano con la formula del Pentapartito, “La voce del padrone” di Franco Battiato dominava le classifiche musicali. Ma nelle radio, in quel mese di giugno del 1982, mentre tutti parlavo di Paolo Rossi e Bearzot, imperversava anche un “urlatore” atipico, un altro signor Rossi, un certo Vasco Rossi da Zocca, provincia di Modena, sbarcato come un alieno l’inverno precedente sul palco del Festival di Sanremo. Il fenomeno Vasco era ancora agli albori, eppure quel rockettaro dal cuore tenero aveva già conquistato migliaia di fan in tutta la Penisola: “Vado al massimo”, l’album uscito in aprile nonché titolo del singolo lanciato davanti alla sussiegosa platea dell’Ariston, rimase in classifica per oltre quattro mesi, superando le 200mila copie vendute. Sull’onda del successo, Vasco si presentò a Lodi la sera del 12 giugno 1982, un evento rimasto indelebile nella storia musicale della città. Oltre mille persone riempirono l’Otto Blues, la leggendaria discoteca di viale Pavia che in quegli anni ospitò altri grandi nomi del panorama musicale, dai Pooh ai Rockets, dai Nomadi ai New Trolls. «Avevamo anche un locale vicino a Modena – racconta Marino Iotti, figlio di Enzo, compianto titolare dell’Otto Blues tra il 1969 e il 1993-. Vasco aveva lavorato per anni come dj, mio papà lo conosceva bene. Così grazie a questi contatti lo ingaggiamo per una serata a Lodi: c’era anche il progetto di una seconda data allo stadio della “Dossenina”, poi non se ne fece nulla». Bastano e avanzano i ricordi del memorabile concerto all’Otto Blues, locale che a lungo, prima della demolizione per fare posto a un supermercato, ha rappresentato il punto di ritrovo della gioventù lodigiana (e non solo). L’esibizione di Vasco segnò lo zenit della lunga storia dell’Otto Blues: «Ricordo che la sala era completamente gremita, vendemmo oltre mille biglietti – continua Marino Iotti -. Ma centinaia di persone si accalcarono all’esterno, ci fu anche qualche problema di ordine pubblico. Vasco era già entrato nel cuore dei giovani: nelle sue canzoni esprimeva il disagio di quei tempi, i ragazzi si ritrovavano nelle sue parole. Sul palco poi era un “animale”: i brani venivano suonati quasi improvvisando, Vasco e la sua band vivevano intensamente il rapporto con il pubblico, ogni concerto era diverso dal precedente». Durante il “Vado al massimo tour” del 1982, il rocker di Zocca gettò le basi per la scalata verso l’Olimpo della musica italiana, anche grazie a compagni di viaggio che ne hanno illuminato il percorso, tra i quali fuoriclasse come Maurizio Solieri e il compianto Massimo Riva che si riconoscono nelle foto di quella serata lodigiana. La scaletta prevedeva canzoni entrate di diritto nell’immaginario collettivo nazionale, pietre miliari come “Colpa d’Alfredo”, “Brava”, “Ogni volta”, “Canzone”, “Siamo solo noi”, “Splendida giornata”, “Silvia” e la immarcescibile “Albachiara” a chiudere l’esibizione. «Già all’epoca Vasco era un tipo molto, molto originale – ricorda Giuseppe Bertani, contitolare dell’Otto Blues -. Per fare spazio in sala, spostammo tutti i divani e le poltrone all’esterno: arrivarono ragazzi da tutte le parti». Oggi pure lo stadio di “San Siro” faticherebbe a contenere i seguaci del “Blasco”. Un’ascesa vertiginosa, fragorosa e per certi versi sorprendente: ma non per chi, meraviglia delle storie di provincia, ebbe la fortuna di vedere il concerto all’Otto Blues nella mitica estate “mundial” del 1982.

Si chiude la prima parte della nostra rubrica dedicata ai grandi concerti lodigiani. Avete foto o ricordi di altri spettacoli sul territorio? Segnalateceli a [email protected]

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