Presentato a Venezia il film con Frigiola

C’è chi russa e chi guarda il mondo dalla cupola di una navicella spaziale. Chi fa il pane, chi stampa i giornali, chi guida il camion: oggi, 26 ottobre 2013, come ogni altro giorno qualunque, in Italia. Un giorno “straordinario” proprio perché esattamente normale, uguale a tutti gli altri. Approda a Venezia 2014 (fuori concorso) “Italy in a day”, il progetto di cinema collettivo coordinato e diretto da Gabriele Salvatores che, sulla scia del prototipo americano prodotto da Ridley Scott, porta sullo schermo i contributi video inviati dagli italiani che avevano risposto all’appello inviato un anno fa dal regista premio Oscar. Girare spezzoni di vita comune e “qualunque” per raccontare un Paese intero così com’è, senza filtri e senza condizionamenti (se non quelli del montaggio cinematografico e, prima ancora, della scelta degli spezzoni).

Quello che ne viene fuori è un ritratto suggestivo, a tratti commovente, nei momenti migliori sincero ed emozionante: un documentario con 44mila firme che, alla fine, riesce a raggiungere l’obiettivo che si era dato. Dentro “Italy in a day” c’è molta vita, ci sono giornate di persone qualsiasi e momenti di personaggi eccezionali: c’è l’astronauta italiano Luca Parmitano che si è svegliato, quel 26 ottobre, a bordo della stazione spaziale e c’è chi è ancora a letto nella sua casa alla periferia di Roma. Vicini e, in qualche maniera, uguali, perché entrambi parte di questa giornata qualunque, pezzi del mosaico che si compone con dentro tutti noi.

Ci sono i bambini che vanno a scuola e altri che vengono “salvati” dal dottor Alessandro Frigiola, cardiologo dell’ospedale di San Donato che racconta l’esperienza di medico che opera chi non ha possibilità di farsi curare, con l’Associazione bambini cardiopatici nel mondo: la sua è una delle testimonianze più toccanti all’interno del film, perché «Più vite salvo e più ha valore la mia di vita»... La vita appunto: Salvatores la insegue come un novello «uomo con la macchina da presa», montando i video che gli sono arrivati (oltre 2200 ore di immagini) in cui si raccontano la paura, la gioia, le passioni. I ricordi di una madre che si stanno perdendo. Si raccontano le lacrime e le risate, anche quelle dello spettatore, in sala, davanti allo schermo. Quella è la tessera in più che alla fine si aggiunge per raccontare l’Italia, tutti noi.

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