Patricia Highsmith nel labirinto del brivido

Cosa c’entrano il labirinto del minotauro con Patricia Highsmith, Cnosso e la mitologia greca con una delle più affermate autrici di thriller americane? La risposta la trovate dentro I due volti di gennaio e, come c’è da attendersi già dal titolo, non sarà unica né semplice da decifrare... Il film diretto da Hossein Amini è infatti tratto da un romanzo dell’autrice che il cinema ha sempre molto amato, da Wenders (L’amico americano è probabilmente l’adattamento più riuscito di un suo libro) a Minghella (Il talento di Mr. Ripley) o Liliana Cavani (Il gioco di Ripley). Dalla sua penna sono usciti intrecci e personaggi oscuri e affascinanti, perfetti per il grande schermo se persino Hitchcock ha attinto da lei per un suo film. Perfetti a patto di saper realizzare una sceneggiatura all’altezza, in grado di riportare in sala le tante sfaccettature contenute nelle storie. Così si arriva a I due volti di gennaio e a Hossein Amini, sceneggiatore di Drive, che ha deciso di esordire alla regia proprio con questo giallo, abbagliante e a torrido come la terra in cui è ambientato.

In Grecia infatti incontriamo Chester MacFarland e sua moglie Colette, turisti americani in viaggio in Europa se li si guarda in superficie, in realtà coppia in fuga dalla polizia per le truffe finanziarie di lui se si va più in profondità. Ad Atene incontrano Rydal, giovane di origini statunitensi che si guadagna da vivere facendo la guida (in verità raggirando i clienti) con cui i due stringeranno un rapporto che diventerà indissolubile.

Andare in profondità, spingere un po’ più avanti il passo e lo sguardo è una condizione imprescindibile davanti a questo film e ai suoi personaggi. Non ci si può fermare all’apparenza, che da subito mostra un’infinità di crepe, e non ci si può fidare di nessuno di quelli che si incontrano sulla strada: il marito non dice la verità alla moglie e mente al giovane che sembra volerli salvare, e a sua volta potrebbe nascondere un secondo fine. Il cammino che i tre iniziano partendo da Atene verso Creta è proprio come quello di Teseo che imbocca l’ingresso del labirinto. La raccontava ai turisti la leggenda del Minotauro Rydal e chissà se si rende conto che sta facendo lo stesso percorso mentre affronta il viaggio con questa coppia “diabolica”.

Stranieri in una terra lontana, con la lingua a far aumentare le distanze, uomini e donne mantenuti insieme dall’inganno, antieroi amorali pronti a uccidere per convenienza ma soprattutto per salvare se stessi. E soprattutto strade che si biforcano, volti che si sdoppiano. Nei romanzi di Patricia Highsmith sono elementi ricorrenti, che si trovano anche in questo film, dotato di un fascino unico e di una tensione costante. Dietro a Viggo Mortensen, Kirsten Dunst e Oscar Isaac (splendidi interpreti) anche lo spettatore perde le coordinate e l’equilibrio, rischiando di cadere e di smarrirsi in mezzo all’Egeo, come il padre di Teseo. Non sono mai “semplici” thriller e bisogna andare fino in fondo alle storie per trovarne la chiave… Con il doppio che non sta solo nel titolo: tutti sembrano avere due verità, due vite, due facce perfino. La strada invece sembra unica per tutti i protagonisti e porta al termine del labirinto, in fondo al quale si è costretti a fare i conti con se stessi.

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