Parassole e l’ecologia:riflettere sull’ambientecon una risata amara

«In Germania, che è il Paese del freddo e della nebbia c’è pieno pannelli solari. Noi che siamo "o Paese do sole", col sole riusciamo a produrre solo le canzoni, i pomodori e l'abbronzatura». Che Bio ce la mandi buona, insomma, come recita il titolo dello spettacolo “ecosostenibile” di Diego Parassole, sabato sera grande mattatore sul palco del Teatro alle Vigne nella rassegna dedicata al cabaret d'autore. Uno show dove si ride (e tanto), ma che allo stesso tempo è un monito ecologista: avanti di questo ritmo si rischia davvero il collasso. Perché i dati sono allarmanti e la prospettiva di arrivare alla desertificazione (ambientale, ma anche dei sentimenti) non è remota. Anzi. Nonostante lo stile leggero e incalzante, il monologo di Parassole si tinge di tragedia e fa squillare le trombe dell'Apocalisse quando l'attore snocciola gli automatismi della società consumistica, dove l'unica cosa che conta è la crescita del Pil, il prodotto interno lordo, quando invece questo è spesso inversamente proporzionale alla nostra felicità. Il Pil aumenta anche grazie alle mode, che ci costringono a buttare un telefono cellulare dopo 8-10 mesi (media statisticamente calcolata) malgrado funzioni ancora, o acquistando prodotti dal packaging più accattivante (e quindi più costosi) che producono più inquinamento. Ogni giorno, una famiglia media italiana butta nel cassonetto 4 chili di rifiuti; ogni anno sprechiamo 11 giorni in automobile, imbottigliati nel traffico, con conseguenti danni all'ambiente. Lo spettacolo è percorso da un preciso messaggio: se siamo condannati a consumare, cerchiamo almeno di far durare il più a lungo possibile il nostro bene. Partendo dalle piccole cose: evitando gli sprechi inutili, evitando di usare l'auto per percorrere brevi distanze, o bevendo acqua del rubinetto invece di quella minerale. Parassole ne ha anche per i politici sostenendo la sua tesi anti-nuclearista: molto meglio - suggerisce, anche in riferimento agli ultimi eventi che hanno sconvolto il Giappone - pensare a forme di energia alternativa, dall'eolico al fotovoltaico. «Qualcuno propone di costruire una centrale atomica vicino ad Arcore. Ma non si può: “lui” già brilla di luce sua», ironizza prima di elencare i rischi di un'eventuale esplosione e di mettere in guardia anche dall'idea di un rilancio delle centrali a carbone come vorrebbe l'Enel. Senza dimenticare un altro tema caldo e fondamentale come quello della privatizzazione dell'acqua: un argomento spesso insabbiato ma che in alcune zone d'Italia (chiedere per esempio ai cittadini di Agrigento) ha creato danni immani, non solo per l'erogazione a singhiozzo ma anche a livello economico per le famiglie. L'unica cosa è continuare a parlarne, informare e prendere coscienza del problema: e poi, che Bio ce la mandi buona.

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