Non solo parole: in viaggio con Stefano Corsi nella lingua italiana

Il libro (pubblicato da Pmp) raccoglie una parte degli articoli usciti nella nostra rubrica del martedì

Cosa significa “princisbecco”? E perché si dice “scacco matto”? E cosa diamo, quando “diamo retta”? Ogni parola nasconde un mondo da scoprire. «Alzi la mano, per esempio, chi sapeva che tra “fegato” e “fico” c’è stato un virtuoso incrocio semantico o che “relitto” e “delitto” hanno un progenitore comune», scrive Marco Ostoni nella prefazione di “Dietro le parole”, il volume edito da Pmp che raccoglie un centinaio di articoli scritti da Stefano Corsi, autore dell’omonima rubrica che ogni martedì regala sorprendenti “perle” ai lettori delle pagine culturali del “Cittadino». Le divagazioni etimologiche del professore lodigiano (d’adozione: Bergamo, città di nascita, rimane la sua “piccola patria”) rappresentano un viaggio affascinante alle radici della nostra lingua. Il grosso merito di Corsi è rendere a portata di tutti una materia per specialisti e cultori: il tono divulgativo degli articoli permette anche ai “non addetti ai lavori” di addentrarsi senza paura in questa selva intricata e di scoprire origine, significato e curiosità di parole, espressioni idiomatiche, termini settoriali, spesso trattati con agganci alla letteratura o a temi di attualità. L’idea della rubrica nacque una sera d’estate del 2018, durante una cena tra amici, quando Ostoni, curatore del volume e all’epoca responsabile delle pagine culturali del “Cittadino”, chiese a Corsi di scrivere un articolo alla settimana dedicato al mondo della scuola. «Rifiutai perché la scuola, per chi la fa e la soffre da dentro, è argomento incandescente – racconta l’autore, docente di lettere al Liceo “Primo Levi” di San Donato dopo aver insegnato per tanti anni anche al “Gandini” di Lodi -. Ma avanzai una controproposta: redigere ogni sette giorni una divagazione etimologica con scopo divulgativo». Il resto è storia: finora il “Cittadino” ha pubblicato 126 “puntate” di questo percorso, 100 delle quali entrate a far parte del libro fresco di stampa. «Per me le parole rappresentano un’ottima fuga dalla vita – continua Corsi, autore anche di diversi romanzi e di libri incentrati sulla sua squadra del cuore, l’Atalanta -. Preferisco ragionare sulle parole che sui fatti: mi affascinano i suoni. Un’ora passata tra i dizionari è un’ora spesa bene». Come vengono scelte le parole da analizzare? «Non seguo un filo logico. Le parole arrivano per caso: alcuni termini che ascolto o che leggo sollecitano la mia curiosità e li appunto nelle note del mio telefono. Ho una riserva piuttosto lunga: non sempre la risalita alle fonti è remunerativa, a volte mi imbatto in parole di incerta etimologia o in forme onomatopeiche. In altri casi, il problema è opposto: trovo fin troppo materiale che poi devo condensare in poche righe. Strumenti di lavoro? Un dizionario di greco, uno di latino, uno etimologico italiano, il dizionario etimologico della lingua latina che è una miniera. Spesso parto da una parola la cui origine mi è ignota: è un modo per imparare. Alcune poi cerco di utilizzarle nella vita di tutti i giorni: per esempio ho scoperto che princisbecco, termine usato anche in “Pinocchio” di Collodi nella forma “rimanere di princisbecco”, è una lega di metallo». Il libro (124 pagine, 10 euro, design grafico e impaginazione a cura di Andrea Cattaneo) può essere letto anche senza seguire l’ordine degli articoli: «Pescare parole nel mare magno del nostro vocabolario e “pulirle” con cura, spiegandone l’origine, ma anche i processi storici, gli usi passati e presenti e i possibili “destini” è operazione di fondamentale resilienza culturale» scrive Ostoni nella sua nota.

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