Nomadi, Beppe Carletti a Secugnago

Altro che fuochi d’artificio. Quest’anno alla sagra di Secugnago a fare il botto sarà l’ospite atteso in piazza Matteotti sabato 3 agosto: Beppe Carletti, il tastierista dei Nomadi, l’unico ancora attivo fra i membri originari di uno dei gruppi più amati. Non è però nelle vesti di musicista che l’amico fraterno di Augusto Daolio, con il quale fondò prima i Monelli e poi, nel 1963, i Nomadi, ha accettato l’invito della Proloco di Secugnago, promotrice assieme al Comune della sagra di San Gaudenzio. Beppe Carletti ha dato recentemente alle stampe Io vagabondo - 50 anni di vita con i Nomadi (Arcana editore, 2013 - pp. 192 - 17.50 euro), l’autobiografia scritta con Andrea Morandi attorno a cui ruoterà l’attesissimo incontro del 3 agosto, in programma per le ore 20.30. «Quando avevo nove anni il mio eroe non era Tex Willer, ma il maestro della banda» scrive Carletti, nato a Novi di Modena il 12 agosto 1946, salito sul palco giovanissimo per suonare la fisarmonica all’oratorio e alle feste di paese.

«In breve tempo sono diventato una sorta di giradischi ambulante - continua - prendevo mille lire a esibizione, a patto che suonassi i successi del momento. Erano gli ultimi mesi del 1959, io vivevo tutto come una continua scoperta, con le stagioni che si alternavano senza sosta e l’attesa della primavera, quando, di nascosto, mi affacciavo per ascoltare l’orchestra della sala da ballo di Novi. Poi, una sera di nebbia del gennaio del 1963, feci la conoscenza di un tipo magro come un chiodo, con un accenno di barba e un paio di occhialoni sul naso. Il suo nome era Augusto».

Insieme fonderanno i Nomadi, uno dei gruppi più amati e longevi della musica italiana, capace di superare un evento drammatico come la morte del proprio leader e arrivare a spegnere, giusto quest’anno, le cinquanta candeline, regalandosi un album (Terzo Tempo), balzato subito in testa alle classifiche. Generazioni di italiani conoscono la loro storia, ma solo Carletti può raccontarla tutta in prima persona, dai gloriosi anni Sessanta (gli anni del beat e delle proteste studentesche) agli anni bui della contestazione e all’amicizia con Francesco Guccini, fino alla dolorosa scomparsa di Augusto Daolio e alla rinascita degli ultimi due decenni, costellati da soddisfazioni, impegno civile e amore verso il proprio pubblico. «Attraverso le canzoni parliamo ai ragazzi di cose positive, di vita vera, di sentimenti, di valori - ha dichiarato Carletti in una recente intervista -. Noi cantiamo, ma chi ci ascolta sente che siamo come loro e che con le nostre parole entriamo nei loro cuori come amici veri. Finito il concerto, siamo sempre in mezzo alla gente, a contatto con tutti».

Anche con i tantissimi lodigiani che il 3 agosto lo raggiungeranno a Secugnago.

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