Negramaro e Silvestri nella stagione d’oro della musica lodigiana

GRANDI CONCERTI. Tanti big al Capanno in quella che è stata una delle migliori rassegne del territorio

La coda dell’estate, l’ultimo ballo prima del ritorno a scuola o al lavoro. Per anni lo “Spazio giovani” della festa dell’Unità di Lodi ha marchiato indelebilmente la storia musicale della città: tantissimi gli artisti che si sono alternati sul palco del Capanno, spesso e volentieri trampolino di lancio per band e cantanti che in seguito avrebbero sfondato a livello nazionale. Alcune scelte si rivelarono azzeccatissime e lungimiranti (Negrita, Nina Zilli, fino ai Pinguini Tattici Nucleari e Cara Calma). Il caso dei Negramaro è emblematico: ingaggiati a prezzo contenuto quando ancora erano un gruppo di nicchia, si presentarono a Lodi sulla scia del successo dell’album “Mentre tutto scorre”, uscito a marzo 2005 e rimasto 83 settimane consecutive tra i dischi più venduti in Italia. Il 1° settembre dello stesso anno, Giuliano Sangiorgi e compagni salirono sulla ribalta del Capanno dopo mesi di dominio radiofonico grazie a singoli-tormentoni come “Estate” (primo posto al Festivalbar nella sezione “Rivelazione italiana”) e “Nuvole e lenzuola”. Un vero “colpo di teatro” da parte degli organizzatori che quella sera festeggiarono il tutto esaurito, grazie anche alla presenza di numerosi spettatori arrivati da fuori provincia. Il gruppo salentino aveva già avuto, seppure indirettamente, contatti con Lodi: durante il loro primo tour, i Negramaro spesso omaggiavano Bruno Fraschini, ex leader dei lodigiani Je ne t’aime plus conosciuto durante una rassegna per gruppi emergenti, con una breve cover del brano “La sorte”.

Durante gli “anni zero” tanti altri “big” del panorama italiano si esibirono sul palco del Capanno. Tra i concerti da ricordare spicca quello di Daniele Silvestri, sbarcato a Lodi nel settembre 2002, con un certo Max Gazzé a fianco nel ruolo di bassista. Pure il cantautore romano arrivava da un periodo d’oro, grazie soprattutto al successo dell’orecchiabile e scanzonato singolo “Salirò”, presentato pochi mesi prima al Festival di Sanremo. Oltre mille fan si presentarono sotto il palco per seguire il concerto, iniziato sotto una pioggia scrosciante. Spaziando dalle questioni più strettamente politiche (il gran finale sulle note di “Cohiba”, canzone dedicata a Che Guevara, fu il climax) alle semplici e spesso buffe avventure di tutti i giorni, il cantautore romano conquistò pubblico e critica con uno show rimasto nella storia anche per un siparietto davvero inusuale: a un certo punto un ragazzo salì sul palco, ottenne il microfono e davanti alla folla chiese la mano fidanzata. Che naturalmente rispose sì.

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