Napoli, i ragazzi di strada

“prigionieri” della camorra

Di Costanzo da applausi

Napoli sta fuori da un cancello arrugginito, praticamente non si vede. Si sentono i rumori, si intuiscono le voci. Solo all’alba e dopo il tramonto, quando ormai scorrono i titoli di coda, si intuiscono le luci della città elegante, quella “da cartolina”.

Nessuna cartolina invece nel film di Leonardo Di Costanzo che viene dal documentario e che con questo suo primo lungometraggio (L’intervallo, nella sezione Orizzonti) voleva restare vicino alla realtà e mostrare una città diversa, lontana da quella di fiction e canzoni, pur raccontando una storia di camorra, anzi di ragazzi verso cui si allunga la mano della malavita. Veronica e Salvatore stanno chiusi dentro un edificio cadente, una vecchia scuola che avrebbero dovuto frequentare più o meno felicemente e che ora invece li tiene prigionieri. Lui deve fare la guardia a lei che a soli 15 anni ha già fatto uno sgarbo al piccolo boss del quartiere che in questo modo la vuole punire. Aspettano la “sentenza” in un clima claustrofobico, prima respingendosi, poi piano piano sempre più vicini. In un gioco di ribaltamento dei ruoli tra vittima e “carnefice” continuo e suggestivo. Scoprendosi in fondo uguali come dovrebbero esserlo tutti i ragazzini della loro età.

All’inizio invece è Veronica a respingere Salvatore con le maniere più dure, mostrando la faccia della rabbia e conquistandosi una posizione di potere su di lui che in fondo è capitato lì quasi per caso, costretto dallo scagnozzo del boss a questo incarico. Comunque con il passare delle ore le rispettive paure, l’umanità, emergeranno per, lentamente, avvicinarli. I due ragazzi si troveranno per un istante dalla stessa parte, prima di separarsi ancora, inevitabilmente.

Scarno e diretto, impostato su un’unità di luogo che rivela un impianto quasi teatrale, con un dialogo ridotto al minimo che è però continuo, misurato, in un dialetto stretto che costringe ad avvicinarsi il più possibile ai personaggi, come loro stessi fanno reciprocamente. Quello di Leonardo Di Costanzo è senza dubbio un esordio molto convincente, lontano dagli stereotipi sul “genere” e pieno di significato. Scritto e diretto con grande cura, si compone attraverso un susseguirsi di piccoli avvenimenti che avvicinano al momento conclusivo della giornata, che potrebbe rivelarsi fatale per la ragazzina e quindi per il nuovo rapporto che i due hanno instaurato, dopo essersi aperti con tanta fatica. Lei potrebbe scappare ma alla fine non lo fa, lui la sta tenendo prigioniera ma ha paura di quello che potrebbe accadere: la tensione, sottile, cresce. Poi esplode improvvisa, quando il tempo che si sono presi sta per finire, quando il breve “intervallo” in mezzo alla loro vita quotidiana scade.

L. D’A.

© RIPRODUZIONE RISERVATA