MUSICA Sulle tracce di Bob Dylan con Andrea Mirò e Van De Sfroos

Lo spettacolo orchestrato da Ezio Guaitamacchi basato sulla vita del “menestrello” premio Nobel

Quando ci si appresta ad affrontare un personaggio complesso e sfuggente come Bob Dylan l’impresa può diventare assai ardua, anche perché egli stesso non ha mai dato possibilità di comprendere a fondo la sua camaleontica personalità artistica che in quasi sessant’anni di attività continua a contraddire le aspettative legate al suo nome («Tutto quello che posso fare è essere me stesso, chiunque io sia»).

“Chi sei tu?”. “Bella domanda!”. Il dialogo, tratto dal film “Pat Garret and Billy the kid” - pellicola nella quale Dylan interpreta una piccolissima parte - è significativa per cercar di comprendere cosa si cela dietro a quel suo sguardo magnetico; ed è proprio quello scambio di battute a fornire l’incipit per lo spettacolo “Un uomo chiamato Bob Dylan” andato in scena domenica sera in piazza della Vittoria per il cartellone di Lodi al sole. Una rappresentazione che ha messo in luce ancora una volta (dopo la fortunata rassegna Ritratti d’autore) l’ottima sinergia creatasi tra l’Associazione 21 di Pierpaolo Curti e il giornalista e scrittore musicale Ezio Guaitamacchi, i quali hanno unito le forze con il Comune di Lodi per offrire al numerosissimo pubblico presente un buon prodotto artistico che ha saputo unire musica dal vivo, storie, racconti e immagini legate al leggendario songwriter americano.

Ma i veri protagonisti della serata sono stati i musicisti che hanno accompagnato l’ideatore e anima dello spettacolo Guaitamacchi in questo lungo viaggio on the road nel tentativo di afferrare Dylan nella sua inarrestabile cavalcata lungo il crinale della storia del rock. Stiamo parlando di Davide Van De Sfroos, Andrea Mirò e Brunella Boschetti. Con Guaitamacchi un quartetto d’eccezione che sin dalla prima canzone “This land is your land” ha lasciato trapelare grande affiatamento e una perfetta sintonia volta a lasciare da parte egocentrismi per celebrare la magia della musica di Dylan e della sua storia (in scaletta “Blow in the wind”, “Mr. Tambourine man”, “Like A rolling stone”, “Hurricane”). Una storia però interrotta a metà degli anni settanta, alle 23.5, per ovvie ragioni tecniche (sarebbe stato impossibile condensare sessant’anni in un’ora e mezza di spettacolo; e poi diciamocelo: i capolavori divenuti popolari sono quasi tutti di quel primo periodo). Ci sarà spazio per una parte seconda? E di una terza?... “La risposta, amico mio, soffia nel vento”.

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