Mostra del cinema di Venezia: “White noise”

Sul “Cittadino” le recensioni dei film e i “promossi e bocciati” dell’inviato Lucio D’Auria

«Esseri fragili che vanno incontro al disastro. E pure continuano a coltivare la speranza». Noah Baumbach torna alla Mostra del cinema di Venezia dopo “Storia di un matrimoni”, questa volta addirittura con il film di apertura (in Concorso), che negli ultimi anni è stato appannaggio di autori andati poi dritti dritti all’Oscar. “White noise” (“Rumore bianco”) è tratto dall’omonimo romanzo di Don DeLillo che il regista di New York ha adattato rispettandone in larga parte temi e ambienti. Se il libro dell’autore americano è considerato un capitolo essenziale per la comprensione degli anni ’80, il film presentato in apertura della Mostra del cinema, edizione numero 79, evidenzia in aggiunta una notevole aderenza ai nostri di giorni, rivelandosi a tratti di un’attualità inattesa.Baubach si trova perfettamente a suo agio raccontando della famiglia di Jack Gladney, professore universitario in una cittadina del Midwest, che vive con la moglie Babette dopo che entrambi hanno passato diversi matrimoni e messo insieme altrettanti figli. Nella cucina di questa famiglia allargata Baubach muove la macchina da presa in maniera esemplare, con un dialogo fin troppo serrato, praticamente senza sosta, che ricorda costantemente la derivazione letteraria di ciò che stiamo guardando. A una prima parte “domestica” segue un secondo capitolo, che si apre dopo un disastro ferroviario che libera una nube tossica sull’area dove vive la famiglia di Jack...

Sul “Cittadino” in edicola venerdì 2 settembre la recensione di “Bardo”

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