Molière ritorna sul palco per gridare: «Viva il teatro!»

Applausi per l’originale rilettura de “Il malato immaginario” nella stagione del Carlo Rossi

Che gran divertimento a Casalpusterlengo con il Molière della compagnia teatrale Stivalaccio Teatro e a vincere - una volta di più - sono stati i meccanismi della commedia dell’arte, tra colpi di scena e guizzi di ironia, sapiente gestualità e dialoghi spassosi. A premiare tanta maestria attoriale sono stati gli applausi del municipale Carlo Rossi di Casale che già aveva avuto modo di apprezzare il talento della scoppiettante compagnia veneta, riconfermato giovedì in gran spolvero con lo spettacolo “Il malato immaginario. L’ultimo viaggio”, originalissima rivisitazione della celebre opera del drammaturgo francese. Tante risate, tantissime, e l’espediente geniale del “teatro dentro al teatro”, con gli attori (Marco Zoppello - anche regista - Sara Allevi, Anna De Franceschi, Michele Mori e Stefano Rota) ad impersonare proprio i commedianti della sgangherata compagnia teatrale di Molière, chiamata a portare in scena il “Malato immaginario”, l’ultima opera scritta dal maestro. Su questa trama a doppio binario, le quasi due ore di spettacolo sono volate via freschissime, il divertimento potenziato dal diretto coinvolgimento del pubblico, luci accese in sala e spettatori in platea a trasformarsi in co-attori, invitati a recitare (con tanto di “buh” a gran voce) il pubblico del 1673 che attende di vedere in scena il maestro Molière (che lo farà una volta rassicurato della presenza in sala del Re di Francia, impersonato da uno spettatore vestito con un mantello di finto ermellino e tanto di corona in testa). In tanta narrazione, c’è stato tutto il tempo di ridar fiato ai personaggi principi della celebre commedia: l’ipocondriaco Argante, l’astuta moglie Veronica, la figlia Angelica e il suo amato Cleante, l’onnipresente serva Tonina, i dottori Purgante e Diarroichus, esempi di una medicina lontana dalla scienza e definita “il mestiere più bello del mondo” perché intanto “la colpa è sempre di chi muore”. Chiusura di spettacolo con il motto di Stivalaccio Teatro, attori e pubblico ad urlare insieme «Viva il teatro, viva la commedia».n 

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