Miserere, donna volata “Come il vento”

Questa sera al Modernola pellicola di Puccioni

sulla tragica parabola

dell’ex direttrice

del carcere di Lodi

Come il vento

regia di Marco Simon Puccioni

Stasera (ore 21) al Cinema Moderno di Lodi. Ingresso 4,50 euro

Per i tanti lodigiani che l’hanno conosciuta, la visione sarà forse struggente. Perché la storia di Armida Miserere, prima donna direttore di un carcere in Italia, protagonista della pellicola Come il vento di Marco Simon Puccioni, in programma stasera al cinema Moderno per il cineforum Tempi Moderni, è intrinsecamente legata alla città di Lodi. Quando Miserere (interpretata da Valeria Golino) guidava la stuttura di via Cagnola, negli anni Novanta, il suo compagno, l’educatore al carcere di Opera Umberto Mormile (sullo schermo Filippo Timi) fu ucciso in un agguato tra Melegnano e Binasco. L’eco di quei colpi di pistola - che lo raggiunsero mentre era in coda diretto al lavoro, sparati da una moto in corsa - segnò per sempre la sua esistenza di donna e il suo cuore, già ingabbiati nella corazza di una vita dura, quasi militare. Contrassegnata dal rispetto delle regole e dai confronti con criminali abituati a non fare sconti a nessuno e con cui doveva mostrare un pugno di ferro, anche quando non ne aveva la forza. Una ricostruzione tra cronaca e ragioni del cuore, che il regista decide di far partire proprio dalla casa circondariale a due passi dal cinema, ricostruita altrove, ma che riconduce pur sempre - e idealmente - nelle immediata vicinanze dello spettatore, in luoghi che conosce e respira da sempre.

È il 1990 e Umberto Mormile è ancora vivo; sono gli ultimi giorni di serenità per la donna di ferro, che sconterà tutta la vita la sofferenza per aver perso il suo amore e per non essere riuscita a inchiodare i responsabili, su cui inizia a tracciare piste, come cerchi concentrici, che troveranno poi riscontri nella verità giudiziaria, sancita tredici anni dopo, nel 2003. L’anno in cui la donna decide di gettare la spugna, di dire addio alla vita, mentre era direttrice del carcere di Sulmona, sparandosi un colpo di pistola alla testa il giorno del Venerdì Santo. Lasciando un biglietto di dolore, di risposte che non ha mai trovato e l’hanno tormentata, di sconfitta.

Nel mezzo, ci sono i trasferimenti in posti chiave e difficili, come il super carcere dei mafiosi sull’isola di Pianosa, dove è l’unica donna su una popolazione di 700 persone, o ancora il lavoro per il procuratore Caselli per l’incontro con il boss Brusca dopo l’arresto, ma anche i racconti umani, di chi l’ha conosciuta e ne ricostruisce le caratteristiche più intime. Quelle di una donna forte e fragile al tempo stesso, odiata dai mafiosi, mal digerita spesso anche dalle istituzioni, appassionata, decisa e dedita ad un lavoro che era anche una missione. In cui «il carcere - diceva a Mantova, in un discorso del 1997 - non è il Jolly hotel e i detenuti devono fare la loro parte».

Armida Miserere, prima donna direttore di un carcere in Italia, è la protagonista della pellicola Come il vento di Marco Simon Puccioni, in programma stasera al cinema Moderno

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