Mezzo secolo d’arte agli spazi Bipielle

Lodi 1900-1950. Cinquant’anni di mostre d’arte, inaugurata a Bipielle Arte (presenti i due curatori, Marina Arensi, che ha motivato le scelte metodologiche seguite nell’allestimento, e Gianmaria Bellocchio, monsingor Bassano Uggé che ha portato i saluti del Vescovo, il sindaco di Lodi Simone Uggetti e Gianpaolo Coalizzi, presidente del Consiglio comunale, primo sostenitore della mostra), è una raccolta che si fa notare per le molte presenze, per gli stili e le interpretazioni. Ed è una vetrina importante, di complessa organizzazione, che può dare un apporto al processo di conoscenza e di studio della storia locale del secolo breve. Prende in prestito una parte del percorso tracciato in Lodi 1900-2000. Un secolo di mostre d’arte, volume compilato da Marina Allegri sulla scorta degli articoli apparsi sul «Cittadino» nel 2013, che individua le mostre locali a partire dalla Diocesana di Arte Sacra del 1901 per finire con una collettiva post-bellica alla galleria Roncoroni di “assaggi” novecentisti. Al di là di ogni valutazione di repertorio e di identificazione, la scrupolosa (e impegnativa) messa in campo dell’iniziativa è coerente con la proposta espositiva. Non ha, né può avere, carattere rigorosamente filologico, scientifico o storico circa il periodo in esame, anche se ovviamente non possono sfuggire in alcune delle opere gli elementi ideali per un giudizio artistico. Per sua concezione la mostra resta una cronologica di quei momenti espositivi locali che nella prima metà del Novecento hanno conferito tipicità alle attività della galleria Roncoroni, del Museo Civico, del Nuovo Teatro Gaffurio, della Società Operaia di Mutuo Soccorso, del Seminario Vescovile, del Casinò di Lettura e della Camera di Commercio. Prendere in esame l’attività di 7 spazi, attraverso 130 opere di una sessantina pittori e scultori, è quasi fatale dover bypassare deduzioni e distinzioni di fonte storico-artistica; non altrettanto, dovrebbe essere per le considerazioni “comparative” tra la “vetrina” localmente e la rappresentazione di quella che altrove, soprattutto nella vicina Milano, hanno garantito gallerie private e spazi pubblici conferendo visibilità a cubisti, futuristi, fauvismi, Nuova Secessione, Costruttivismo, Suprematismo, Dadaismo, Surrealismo, De Stijl, Valori Plastici, Ritorno all’ordine, Classicismo pittorico, Informale… La mostra curata da Marina Arensi e da Gian Maria Bellocchio con la collaborazione di Vittorio Vailati, resa possibile grazie ai finanziamenti del Consiglio Comunale della Città di Lodi, della Fondazione Bipielle e della Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi, è una sorta di differenziazione dell’offerta, che considera l’importanza del momento e dello spazio espositivo locale. L’evidenza maggiore che vi appartiene è riservata a Gaetano Previati, Osvaldo Bignami, Stefano Bersani, Ernesto Bazzarro, Francesco Hayez, Cesare Tallone, Ambrogio Alciati, Francesco Messina, Vittore Grubicy de Dragon, autori tutti con una loro storia personale, alcuni nella Scapigliatura, altri nel Divisionismo, altri ancora nella tecnica e tradizione, sistemati in un ambito temporale modificato, con qualche incognita di leggibilità se non si è prestata lettura alle indicazioni delle sezioni che scandiscono l’allestimento. Il criterio di mettere insieme mostre personali e temporanee, circondariali, permanenti, commemorative, settimanali, tematiche e collettive, ha permesso di raccogliere lavori importanti di Carlo Zaninelli, Enrico Spelta, Lucia Antonioli, Silvio Migliorini, Giuseppe Vajani, Giuseppe Steffenini, Giorgio Belloni, nonché di Beppe Novello,Attilio Maiocchi, Gaetano Bonelli, Angelo Monico, Igildo Malaspina, Cristoforo De Amicis e degli scultori Paolo Sozzi, Bassano Vaccarini, Gianni Vigorelli, Fausto Locatelli, Angelo Roncoroni, Carlo Casanova, Vito Vaccaio, Pietro Kufferle e di altri. Un excursus, ampio e variegato, sul quale prevale nella parte centrale della rassegna la coniugazione locale, della quale non sfuggono gli elementi che uniscono e distinguono. Senza entrare nei dettagli, l’insieme è in grado di fornire spunto su quali emozioni le mostre lodigiane possono avere trasferito (o suggerito) ai cittadini. Una proposta che è infine moderata dalla presenza nel percorso conclusivo di importanti artisti del Novecento Italiano (Borra, Carrà, D’Accardi, De Chirico, Sironi, Tosi), esposti nel 1946 alla Roncoroni. L’insieme di questa sorta di quadreria rivela come nella prima parte del secolo passato prevalesse a Lodi la proposta di pittura di figura in cui aveva risalto la capacità vitale di alcuni artisti di riflettere la cultura del tempo, allora rappresentata da valori tattili, dal movimento, dalla composizione spaziale e dal sentimento . Ma Ma non mancano in essa anche tra gli altri: chi guardava all’espressione connessa a emozioni della vita; chi all’espressione che imitava i significati del reale; chi era fedele alla forma accademica come merito intrinseco dell’espressione; e i testimoni dei capricci e delle abilità fioriti sul corpo dell’arte locale, temperamenti eccitati dal colore e dai luoghi che agiscono sui sentimenti. Una mostra insomma per molti aspetti interessante, che costituisce un’occasione per attrarre e invogliare i visitatori a confrontarsi con esperienze altrimenti precluse.

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