Melegnano ricorda il suo quarto vescovo: monsignor Caminada, “il cristiano della porta accanto”

Sabato dalle 10 alle 12 la solenne commemorazione nella basilica in piazza Risorgimento, a mezzo secolo dalla morte avvenuta il 6 novembre 1972

«Paterno e premuroso verso i piccoli e gli umili di cuore, lo chiamavano “il cristiano della porta accanto”, è stato un grande esempio di vita per tutti noi». Il prevosto della comunità pastorale Dio Padre del Perdono don Mauro Colombo presenta così l’appuntamento dedicato a monsignor Costantino Caminada, il quarto vescovo nella storia di Melegnano, che sabato dalle 10 alle 12 sarà ricordato con tutti gli onori durante la solenne commemorazione nella basilica in piazza Risorgimento, a mezzo secolo dalla morte avvenuta il 6 novembre 1972. Dopo l’introduzione dello stesso don Mauro, organizzatore dell’evento, a prendere la parola saranno il responsabile dell’archivio storico della diocesi di Milano monsignor Bruno Maria Bosatra - che racconterà le esperienze di monsignor Caminada quale presbitero ambrosiano, oblato, cappellano dei migranti in Svizzera e prevosto di Angera - e il vicario generale della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino monsignor Giovanni Di Stefano, la cui relazione si concentrerà proprio sui dieci anni di episcopato trascorsi dal vescovo Caminada a Ferentino. Nato a Melegnano nel 1900 e ordinato sacerdote il 26 maggio 1923, nei primi anni del suo ministero

fu segretario del cardinale di Milano Eugenio Tosi e assistente dell’oratorio San Filippo Neri: dal 1927 direttore spirituale del collegio arcivescovile di Tradate, diventò anche cappellano missionario degli emigranti italiani a Losanna in Svizzera. Prevosto per 13 anni della parrocchia di Angera sul lago Maggiore, il 22 novembre 1953 monsignor Caminada venne nominato vescovo di Sant’Agata dei Goti in Campania e il 29 giugno consacrato ad Angera dal cardinale Ildefonso Schuster, occasione nella quale la comunità di Melegnano gli donò la croce pettorale d’oro con pietre preziose prima di accoglierlo festosamente il 12 luglio. Il 16 gennaio 1960 fu trasferito a Siracusa come vescovo ausiliare per curare la costruzione del grandioso santuario della Madonna delle lacrime, mentre al 21 luglio 1962 risale la nomina a vescovo di Ferentino, dove rimase per dieci anni sino alla morte nel 1972. Il tutto completato dalle opere di catechesi, ascetica e dalle biografie dei religiosi in concetto di santità, che ne hanno arricchito ancor di più una vita tutta spesa al servizio del prossimo e nel corso della quale non si è mai risparmiato, come si legge nell’epigrafe sulla sua tomba nel cimitero di Melegnano: “Qui riposa colui che non si è mai riposato”.

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