Melegnano: la “lezione” di don Amelli

Melegnano si ferma ancora per don Cesare Amelli, uno dei volti inseparabili dalla storia della città. Sabato prossimo, dalle 16.30 presso la Scuola Sociale di via Marconi, verrà presentato Don Cesare, uno di noi, il volume che Daniele Acconci ha scritto per raccogliere le sfaccettature del sacerdote e storico scomparso dieci anni fa. Il pomeriggio segue quello di sabato scorso presso il Centro scolastico Giovanni Paolo II, durante il quale sono state offerte alcune anteprime del libro e delle commemorazioni per il decennale. A cominciare dalla dedica a don Cesare di un luogo a lui carissimo, il sagrato della chiesa dei Servi di Maria in zona Borgo. Un valore aggiunto del pomeriggio dell’8 dicembre sarà l’opportunità di rivedere l’archivista di San Giovanni in un filmato girato dentro il castello Mediceo: don Cesare intrattiene alcuni visitatori e guide storiche della Pro Loco parlando a braccio degli affreschi delle sale e ripercorrendo le ruvide gesta del “Medeghino”, Gian Giacomo Medici (1495/1555), il marchese guerriero che lo riempì con le sue battaglie. Di video di don Amelli non ne esistono tantissimi. Bisogna considerare che il personaggio (1924/2002) ricade quasi completamente dentro un’epoca in cui la tecnologia non spuntava “da tutte le tasche”. I testi del Seicento don Cesare non li trovava digitalizzati da google. Il libro del direttore de «Il Melegnanese» Daniele Acconci è costruito con la struttura di un’indagine. Perchè quest’uomo ha rappresentato così tanto per Melegnano? Perché se lo ricordano ancora così tanti? Il testo (ed. Gemini Grafica 2012) sembra muovere da queste domande andando a caccia delle risposte, utilizzando la tecnica dell’intervista. Ci sono dodici testimonianze più un’appendice con le opere dell’autore e un felice inserto di foto in bianco e nero. Il volume-intervista lascia parlare aneddoti di vario sapore. Tanti ricordi che forse (come capita ai personaggi pubblici) nemmeno lui ricordava così bene. Quella volta che tenne una specie di lezione «itinerante» di storia per le strade melegnanesi, seguito da un gruppo di persone che si ingrossò fino ad arrivare a duecento unità. Quando in montagna, ospite nella Bergamasca, “provava” le omelie col suo vocione prima di dire messa. Quando perse su un treno il distintivo di visitatore dell’Archivio Segreto di Città del Vaticano, grande dolore perchè gli ricordava il traguardo massimo raggiunto come esploratore del passato. Le lunghe ore di vera ricerca che si fa con “ossessione” autorizzata. Cercando sempre di migliorarsi, mai paghi del proprio pensiero e sapere. L’amaro crepuscolo, confortato dalla preghiera, del sacerdote ricoverato alla Fondazione Castellini. A volte si è esagerato il “nulla” che avrebbe preceduto don Amelli nella conoscenza della storia locale melegnanese. Qualcosa si sapeva: persino un grande “meregnanino” d’altri tempi come lo scienziato Paolo Frisi (1728/1784) al Re di Svezia in visita in Italia consigliava di «visitare il campo di battaglia dei Giganti a Marignano». Ma alcune cose sono entrate nel dna melegnanese solo grazie a don Cesare: la conoscenza dell’archivio parrocchiale, la storia del Perdono, la “confidenza” con gli affreschi del castello, la scoperta della rocca di Musso e altro.

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