Maina: «Così ho rifatto Caravaggio»

Una riproduzione della Deposizione del Caravaggio è tra le opere di restauro del cimitero di Cassino d’Alberi, frazione di Mulazzano; restauro che verrà benedetto questa sera durante la funzione religiosa e civile insieme che si terrà proprio all’interno del cimitero di Cassino. Michelangelo Merisi eseguì l’originale della Deposizione tra il 1602 e il 1604: sono passati più di 400 anni ma il fascino di quei colori e di quei personaggi non cessa di colpire chi li guarda e da questa ammirazione parte l’idea di Bruno Maina, pittore locale residente nel comune di Mulazzano. Maina aveva già realizzato due quadri molto grandi per la chiesa parrocchiale di Quartiano, anch’esse riproduzioni di Caravaggio. Ora si è lasciato ispirare dalla volta situata all’entrata del cimitero di Cassino e per la Deposizione ha scelto colori ad olio, lavorando su un ponteggio. «Ero arrivato qui per far visita a un defunto e ho avuto questa ispirazione - racconta -. In Caravaggio sono i colori che mi colpiscono, ma anche il Cristo, che il pittore esegue in maniera non accademica ma davvero realistica, con i segni nella carne, le ombre che ne rendono la fisicità».

Artista locale, Bruno Maina ha lavorato come intagliatore e restauratore, e la sua formazione giovanile alla scuola di intaglio e l’apprendistato a bottega caratterizzano ancora adesso la passione che si esprime anche nella pittura.

«La professione di intagliatore mi aiuta a comunicare il movimento e la profondità in questa tecnica apparentemente diversa - spiega. Arrivando il mattino prestissimo per lavorare col silenzio della campagna circostante e il fresco della roggia vicina, Maina a Cassino ha cominciato lo scorso autunno, pazientando per le piogge di questa stagione e per l’umidità.

Ha realizzato la copia della Deposizione prima su cartone e poi con la stesura di tre mani di colore: il lavoro terminato misura 280 x 180 centimetri, quasi come l’originale.

«Il quadro di Caravaggio è drammatico - dice ancora Maina - ma è l’artista ad averlo voluto così. I colori sono fortissimi ed è ciò che va notato di più, soprattutto qui all’entrata del cimitero. Perché è una scena di morte, ma i colori sono la vita, ed è il colore che vince».

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