Maietti scrive per la “sua” Inter. E al “battesimo” c’è anche Moratti

La firma del lodigiano nell’opera presentata sabato a Milano all’interno della rassegna Bookcity

In prima fila, a sorpresa, si è seduto Massimo Moratti, l’ex “presidente sentimentale” che ha riportato l’Inter in cima all’Europa e al mondo dopo i fasti dello squadrone degli anni ’60 costruito da papà Angelo. Quasi una “benedizione” per i cinque autori che sabato, nella magnifica cornice della sala del Cenacolo del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano all’interno della rassegna Bookcity, hanno presentato “1908 F.C. Inter – Le storie”, volume appena pubblicato da Hopeli che vede tra le firme anche lo scrittore lodigiano Andrea Maietti, tifoso nerazzurro di lunga data che ha spesso dedicato la sua fertile penna a vicende che abbracciano sport e vita. Il libro, curato da Gino Cervi, raccoglie racconti di cinque “innamorati” che ripercorrono gioie, dolori, aneddoti e ricordi personali legati alla storia ultracentenaria della “Benamata”: insieme a Maietti hanno dato il loro contributo Mauro Colombo, Roberto Torti (noto ai tifosi nerazzurri per il blog “Settore”), Luigi Ferro e Maurizio Harari. L’opera si apre con la prefazione di Maurizio Cucchi, tifosissimo della Beneamata come tanti poeti, e si chiude con una lunga intervista proprio a Massimo Moratti; nel mezzo le tavole di Osvaldo Casanova, illustratore cult nel mondo del calcio. «Io ho curato due capitoli: uno dedicato al rapporto tra Gianni Brera e l’Inter, l’altro alla figura di Giacinto Facchetti, già al centro del mio “Ribot e il menalatte” – racconta Maietti -. In più ho inserito alcuni “box” incentrati su altri grandi della storia interista, come il lodigiano Gianpiero Marini e ai campioni della mia infanzia, Skoglund e Nyers. La presenza di Moratti si è rivelata un regalo per tutti: ha parlato della sua Inter e poi, in chiusura, ha speso parole bellissime proprio per Facchetti». Maietti ha inoltre svelato ai presenti un episodio che riguarda l’ex presidente, ritratto in tutta la sua straordinaria umanità: «Una mia zia lavorava come bidella nel liceo frequentato dal figlio di Moratti. Quando la donna morì, alcuni anni fa, venne portata a Cavenago. Tra i presenti al funerale c’era anche Massimo Moratti: era agosto, arrivò da Forte dei Marmi, dove si trovava in vacanza, per darle l’ultimo saluto». Nel corso della chiacchierata, gli autori hanno scelto il loro giocatore ideale della storia dell’Inter. «Io ho votato Skoglund, in un certo senso mi salvò la vita. Almeno a livello professionale: ero un giovane docente al San Carlo di Milano e il giorno della mia prima lezione, per tenere a bada 42 scalmanati, copiai lo stesso “giochino” che il calciatore era solito fare per divertire gli amici: colpire con il tacco una monetina e farla cadere nel taschino della camicia… Mi riuscì e ottenni l’attenzione dei ragazzi». Moratti ha invece scelto Mariolino Corso, predecessore, per estro, “mancinismo” e pigrizia, di un altro giocatore amatissimo come il “Chino” Recoba. Prossimamente il libro dovrebbe essere presentato a Lodi: sono già stati avviati contatti con il circolo Cerri.

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