Madonna e la scelta del re

L’abdicazione di Edoardo per amore nel film della pop star

La regina del pop rinuncerebbe al suo trono per amore? «Penso di poter avere entrambe le cose… Anzi tutte e tre, e di non dover dire no a nessuna». Evidentemente tormenti e passioni sentimentali per Louise Veronica Ciccone, Madonna per tutti fan che l’hanno eletta stella della musica “leggera”, devono essere di più semplice soluzione rispetto a quelli che hanno affitto Wallis Simpson ed Edoardo VIII, il re che per lei rinunciò alla corona d’Inghilterra. «Volevo capire, indagare nell’animo di quest’uomo che ha abdicato per amore di una donna. Raccontare una storia che è conosciuta solo marginalmente e che secondo me andava esplorata in maniera più approfondita». Così Madonna, abito nero e sorriso disponibile, racconta alla stampa la genesi di W.E., il film che l’ha portata, attesa e osannata come un’autentica diva moderna (a decine sin dalla mattina in attesa davanti alla passerella che l’avrebbe vista sfilare solo in serata) sul proscenio della Mostra del cinema, con la sua seconda opera da regista.

«Ci sono stati anni di ricerche, un lungo lavoro preparatorio che è servito a documentarmi, poi il progetto ha preso forma con la composizione del gruppo di lavoro che mi ha accompagnato. Credo che il personaggio di Wallis Simpson sia passato alla storia e venga ricordato solo perché è la donna che ha fatto abdicare un re. Una lettura comunque sempre riduttiva data dai media, che si sono appassionati allo scandalo e non hanno mai raccontato chi fosse veramente, a cosa avesse rinunciato lei».

Una donna di successo, inseguita e raccontata dai giornali, anche in maniera scandalistica… C’è molto di personale in questo film che ha diretto?«Non so dire… l’artista è sempre un “canale” in cui confluiscono emozioni che poi trasmette. Ho scelto di raccontare la storia su due piani paralleli (usando il personaggio della Wally moderna che si identifica con la Simpson, ndr) proprio perché il film risultasse più obiettivo, meno personale. Ma lo sguardo è comunque personale, la verità che raccontiamo ogni giorno è soggettiva, è il nostro punto di vista. Alcuni aspetti della vita di Wallis assomigliano ai miei: anch’io mi sono sentita spaesata quando sono andata vivere a Londra, senza punti di riferimento, poi dopo dieci anni posso dire che non mi sono sentita più straniera».

E il suo rapporto con il cinema? Perché non ha scritto anche le musiche del film?

«Sono sempre stata molto vicina al cinema. Amo molto i film e mi considero una persona che racconta delle storie e per me non fa molta differenza se queste siano canzoni o film. Il passaggio tra essere cantante ed essere regista penso sia molto semplice».

Nello stile che adotta sembrano invece molto evidenti i riferimenti che ha scelto per dirigere il suo film…«“Ho sempre avuto il sostegno e l’appoggio dai miei compagni che si occupavano di cinema (i due mariti Sean Penn e Guy Ritchie, ndr) e ho imparato dai film che ho visto, sin da quando ero bambina. Per questo film dovevo mettere in scena un ambiente ben definito, quello reale, in cui doveva esserci lusso e bellezza ma anche decadenza. Volevo raccontare un ambiente così, quello dei Windsor, e trasportarlo anche nell’epoca moderna, dove si svolge l’altra metà della mia storia, in cui si respira un’area altrettanto rarefatta e decadente».

Ma lei si è identificata in Wallis? Ha raccontato anche se stessa?

«Quando un personaggio diventa pubblico viene sempre ridotto, rimpicciolito, semplificato. Per Wallis è sempre stato così, ma lei in fondo ha cambiato la storia, la scelta che ha fatto con Edoardo VIII ha modificato il mondo. E io volevo scoprirla, raccontarla come essere umano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA