“M’Adda”, Maddalena cuore della solidarietà VIDEO

TEATRO Il quartiere della città bassa, un luogo che da sempre ha accolto tutti e anche oggi non vuol venire meno al suo messaggio

Lodi

“M’Adda”. M gigante come madre, una madre con il suo ventre grande che diventa fiume e incipit della parola Maddalena. Sul sagrato della chiesa del quartiere, in città bassa, il 14 settembre, è andato in scena lo spettacolo diretto da Piera Rossi. La regista ha fatto aprire il tempio e illuminare il crocifisso, quello trovato proprio nella corrente, incastrato tra i piloni del ponte, durante la piena storica del novembre 1951. “Da dove venisse e dove volesse andare non sappiamo - recita il testo dello spettacolo -, ma di sicuro anche il Signur che sta alla Maddalena l’è profugo”.

Il punto di partenza della rappresentazione con Elsa Bossi e Matteo Vignati nasce da un lavoro con le amministratrici comunali Simonetta Pozzoli e Mariarosa Devecchi. La base è costituita dalle interviste ai vecchi del quartiere raccolte da Federica Darinka Antonioli, rielaborate da Vignati e intersecate con le musiche a cura di Stefano Favarelli e Marta Mazzocchi.

«Un tempo quando si camminava nella Maddalena - spiega Rossi - si sentiva sempre cantare, c’erano tantissimi locali e tutti dentro cantavano. Durante la ricerca musicale, svolta anche grazie agli studi già portati avanti da Bruno Pezzini e Cècu Ferrari, abbiamo trovato l’usteria delle sete cultelade di via Lodino. Tra le canzoni ce n’era una che ho fatto interpretare da Elsa: un racconto struggente su questa osteria, forse chiamata così perché c’era il volto di una Madonna con le 7 spade, o perché ogni sera c’era una r issa. La canzone, nata a Lodi, racconta di due fratelli che litigano, uno dei 2 muore, la madre va lungo l’Adda e si fa trascinare dal fiume, un po’ alla Virginia Woolf: si ricongiunge al suo uomo e dice: “Piantate un fiore che si ricorderà di noi”».

Dentro i testi emergono tanta poesia e soprattutto la consapevolezza che a prevalere era la solidarietà, quella delle lavandaie e dei pescatori.

« È da qui - dice la regista - che bisogna partire: abbiamo un fiume, ricordiamocene. Lo spettacolo termina con il funambolo che attraversa l’Adda. La gente sotto è preoccupata. Il funambolo si ferma e chiede dove stiamo andando, le rive si ricongiungono. La Maddalena è sempre stata un luogo che ha accolto tutti, oggi è più turbolento, ma non vuol venire meno al suo messaggio. Si allungano le mani a chi è sul filo. Un’immagine simbolica di quello che vorrei raccontare in futuro. Mentre risuonano le parole della canzone del Polesine, sott’acqua come Lodi, i tanti presenti in platea mandano giù il nodo fermo in gola.

. Video di Alexandru PloiesteanuIl volto solidale della Maddalena

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