Lodi si gode i capolavori dei “Grandi maestri”

Un viaggio di sei secoli d’arte racchiusi in 34 opere pittoriche di 29 autori. È questa la proposta di alto livello che i lodigiani possono visitare allo Spazio Bipielle Arte grazie alla rassegna Grandi maestri. Sguardi incantati all’arte d’Italia, curata da Michela Parolini e Angelo Piazzoli e inaugurata ieri pomeriggio: uno spaccato significativo dell’enorme collezione del Banco Popolare, forte di 4800 le opere complessive dopo le attività di fusione che hanno coinvolto il gruppo. I Grandi maestri rappresentano a ragion veduta «un’occasione eccezionale, figlia di una precisa scelta di ampliare il pubblico come dimostrato dall’ingresso gratuito», come ha dichiarato in apertura il presidente della Fondazione Banca Popolare Duccio Castellotti. Al vernissage sono intervenute numerose autorità, dal sindaco Simone Uggetti all’assessore alla Cultura Simonetta Pozzoli, dal presidente del consiglio comunale Gianpaolo Colizzi, fino al prefetto Patrizia Palmisani, che ha definito la mostra come «un momento di crescita spirituale». Un’opportunità che non segue un filone preciso se non quello cronologico, spezzato solo a “causa” dell’imponente Maternità di Giacomo Previati, che con la cornice tocca quasi cinque metri in lunghezza (479 centimetri per 240 di altezza) e necessitava di un allestimento particolare. La mostra si apre con il tardo-gotico fiorentino (con Giovanni di Tano Fei) e il Rinascimento (con Francesco Botticini), prima d’approdare al Cinquecento, da leggere in chiave lombarda con le opere di Martino e Callisto Piazza (entrambe originarie della collezione della Banca Popolare di Lodi), ma anche veneta ed emiliana: meritevole di citazione è l’Orbetto, con un figurativismo di ispirazione quasi michelangiolesca. Il Seicento lombardo e piemontese è invece affidato a Tanzio da Varallo, che narra La Battaglia di Sennacherib attraverso un bozzetto monocromo realizzato per una tela poi esposta in San Gaudenzio a Novara. D’ispirazione caravaggesca sono le opere di Giovan Battista Caracciolo, Giovanni Lanfranco e Simon Vouet, che conducono il visitatore al piatto forte, la Maternità di Previati, “manifesto” del Divisionismo rimasto incompreso dalla critica di fine Ottocento. Il paesaggismo di Gaspar Van Wittel e il vedutista veneziano Francesco Guardi precedono poi nel percorso la metafisica firmata da Carlo Carrà e Giorgio De Chirico su scenari italiani come (rispettivamente) il passo dell’Aprica e l’isola veneziana di San Giorgio. Espressionismo e arte astratta ci avvicinano infine ai giorni nostri grazie ad Afro Basaldella e ad Antoni Tapies. L’artista spagnolo è scomparso nel 2012, l‘opera più antica va collocata tra il 1410 e il 1420: i Grandi maestri sono una mostra senza tempo.

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