Lodi, sfregiata con l’acido:
la sua storia a Villa Igea VIDEO

La vicenda dell’artista Vilma Dule affascina gli studenti: la lotta contro la violenza parte da qui. Entusiasti i professori Corsini, Maccagni e Barlassina

Non accettavano che lei, donna, fosse la loro responsabile, sul luogo di lavoro. E così l’hanno aggredita e sfregiata con l’acido. Vilma Dule però è andata avanti, si è fatta curare in un centro francese. Dopo un delicato intervento chirurgico, per 5 anni, 24 ore al giorno, ha dovuto portare delle maschere di silicone sul volto. Ora diffonde il suo messaggio per insegnare agli altri a guardare oltre, come ha fatto lei. E a trovare l’empatia perché «siamo tutti collegati l’uno all’altro» e il«mondo è piccolissimo».

L’artista, di origini albanesi, ha partecipato sabato a una iniziativa promossa dall’istituto Engardo Merli (l’ex Villa Igea), che è scuola capofila della rete “Mai soli”, nell’ambito dei progetti sulla violenza contro le donne.

L’artista ha presentato le sue maschere, tutte appoggiate su piedistalli di legno tenuti insieme da un lungo filo rosso, quello dell’empatia che conduceva allo specchio aperto sulla campagna.

«Dobbiamo guardare oltre - ha detto Dule -, mantenendo la nostra identità». Anima dell’iniziativa sono stati i professori Anna Corsini, Luca Maccagni, e Giacomo Barlassina. «Abbiamo incontrato Vilma quando aveva fatto la mostra in biblioteca -spiegano i docenti -, abbiamo capito che sarebbe stato bello invitarla. Ne abbiamo parlato e siamo stati subito tutti e 3 entusiasti».

L’iniziativa rientra anche nell’ambito del programma di educazione civica. L’artista ha parlato per due ore e i 70 alunni delle terze e delle quarte dei 3 corsi della scuola sono rimasti rapiti dal suo racconto e dalle sue spiegazioni.

«Siamo convinti - dicono i professori - che questo tipo di testimonianze esterne siano la chiave vincente per arrivare ai ragazzi. Faremo tesoro di questa esperienza per riproporre iniziative così».

Gli studenti, dopo l’incontro, si sono avvicinati spontaneamente uno ad uno per abbracciare l’artista, raccogliere gli autografi e fare domande come non avevano fatto mai. «Tornati a casa - spiega la professoressa Corsini -le hanno anche scritto su Instagram. Sabato è stato emozionante».

La lezione continuerà.

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