LODI Liberi di partire, liberi di restare: oltre 500 persone al Fanfulla I VIDEO

Il giornalista Gabriele Del Grande, l’attore Mohamed Ba, il musicista Ashti Abdo e la professoressa Elena Bulzi protagonisti dell’evento diretto da Piera Rossi e promosso da Umanità lodigiana

Il festival Lodi di Pace è arrivato a metà del suo percorso con “Liberi di partire, liberi di restare”, un evento che si è svolto lunedì sera al cinema Fanfulla, e che incarna perfettamente lo spirito dell’intera rassegna: una co-progettazione dal basso, che coinvolge realtà diverse, tutte unite attorno all’obiettivo della ricerca della pace.

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Ben 50 sono le organizzazioni che fanno parte della rete Umanità lodigiana, da cui è nata la proposta di una serata in due tempi, all’insegna della condivisione e del dialogo tra culture: un evento realizzato con il sostegno di Banca Etica, della Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi e della Fondazione Banca Popolare di Lodi.

Il primo momento ha visto un affollato aperi-cena multietnico nel foyer del cinema: gustare sapori che provengono da tutto il mondo è già un atto ricco di significato. Poi, senza soluzione di continuità, la serata è proseguita all’interno della sala cinematografica, dove la regia di Piera Rossi aveva allestito un palcoscenico essenziale, fatto di segni teatrali fortemente simbolici – reti, fili colorati, maschere, oltre al sapiente disegno delle luci, come è consuetudine della regista lodigiana - per accogliere la performance dell’attore senegalese Mohamed Ba, accompagnata dalla musica di Ashti Abdo, fatta di sonorità nate sull’altra sponda del Mediterraneo, e la conversazione tra Gabriele Del Grande ed Elena Bulzi per presentare l’ultimo libro del reporter e scrittore toscano, dal titolo “Il secolo mobile” (edizioni Mondadori), dedicato alla storia dell’immigrazione illegale in Europa.

«Il libro – ha detto Del Grande – è frutto di un lungo lavoro su temi di cui mi occupo dal 2006. Questa ricerca è un tentativo di riportare i fatti in una prospettiva storica e cercare attraverso questa di costruire un futuro».

Il suo è un racconto che parte da lontano, da quando erano gli italiani a essere considerati razzialmente inferiori nell’America del primo Novecento; l’analisi dello scrittore segue le rotte dei migranti che in ogni epoca partono per seguire un sogno e attraversa fatti cruciali del secolo passato («dopo la caduta del muro di Berlino altri muri sono stati costruiti, di cui il più insopportabile è il muro dei visti, l’ultima forma di segregazione che è rimasta oggi»). Alla fine Del Grande addita comunque la possibilità di una prospettiva ottimistica sul futuro: «È necessaria una rivoluzione copernicana: potremo aprirci a un futuro migliore quando le frontiere diventeranno non una difesa, ma un impiccio da eliminare, e la mobilità diventerà un diritto per tutti. Mescolarci sarà la nostra salvezza».

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In chiusura, ancora un monologo di Mohamed Ba, che si definisce uomo-ponte tra le culture italiana e senegalese. Ascoltare dalla sua voce i versi di Dante che concludono la serata, alla quale hanno assistito oltre 500 spettatori, è davvero un invito a immaginare un futuro diverso per il pianeta.

Annalisa Degradi

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