«L’innocenza di Giulio»:a Milano la prima di Cavalli

Giulio Cavalli in scena al teatro della Cooperativa di Milano

Una voce fuori campo che introduce la figura di Andreotti, un pezzo di storia italiana, o meglio una “lunga ombra” – la sua presunta vicinanza alla mafia – gettata su quella storia e che nemmeno un interminabile processo ha saputo irradiare di luce. Poi l’ingresso in scena (spoglia e buia, con un inginocchiatoio al centro) del protagonista: abiti informali, bretelle che penzolano sotto un camicione marrone.

Inizia così L’innocenza di Giulio, spettacolo portato in scena martedì sera dall’attore lodigiano (e consigliere regionale dell’Idv) Giulio Cavalli al teatro della Cooperativa di Milano in prima nazionale con la regia di Renato Sarti.

Pochi istanti e sale sul palco il procuratore Giancarlo Caselli, colui che istruì il processo ad Andreotti, coautore della pièce assieme a Carlo Lucarelli. A lui il compito di “recitare” il perché dello spettacolo: un’operazione verità in forma di monologo (interrotto solo dai brani cantati da “Cisco”, ex voce dei Modena City Ramblers) che punta a ribadire gli esiti dell’iter giudiziario che ha coinvolto il senatore a vita comprovandone – ma solo fino al 1980 per cui il reato è stato prescritto - il suo ruolo di “amico degli amici”. «Peccato – ha detto Caselli – che di quel processo sia stata fatta una gestione politico-mediatica distorta, in virtù della quale è oggi convinzione diffusa che Andreotti sia stato assolto. Con questo spettacolo vogliamo dire che non è vero». La ribalta torna quindi a Cavalli, che snocciola fatti, date, luoghi, amicizie (i Lima, i Salvo, Sindona...), della storia politico-giudiziaria del senatore a vita, aiutandosi con qualche immagine e alternando il racconto all’interpretazione dissacrante del suo omonimo bersaglio, che inginocchiato in preghiera e con un trench addosso, dice la sua, di verità.

La ricostruzione colpisce nel segno, non c’è spazio per dubbi e sfumature: Andreotti ritorna Belzebù e il pubblico applaude e si indigna. Come fa, in mezzo a qualche risata, un istante dopo davanti alla chiosa video della pièce, lasciata alle parole dell’ingresso in politica, nel lontano 1994, di Silvio Berlusconi e al commento di Cavalli, che rammenta le amicizie “pericolose” del Cavaliere (lo stalliere Mangano e Marcello Dell’Utri), quasi a sancire l’avvenuto passaggio di consegne con il “divo Giulio”.

Nulla di nuovo sotto il sole, ma dopo l’affondo di “Libero” alla vigilia della prima - ringraziato ironicamente da Cavalli – quel sole, statene certi, sarà presto offuscato dalle nubi della polemica politica.

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