L’inno al “gàt negher” spopola on line

Marco Fapani, il giovane cantautore di San Martino,

si ripresenta ai numerosi fan con un video-omaggio

e con un cd in cui racconta la vita di provincia

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È un po’ come se il Lodigiano si dividesse tra chi ama il «gàt negher» e chi, per scaramanzia, evita pure di nominarlo. Insomma amore o odio, indifferenza o tormentone di cui non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola. Fortuna che per l’ultimo singolo di Marco Fapani, in arte Fapo, che come titolo ha scelto proprio Gàt negher, la bilancia sia decisamente a favore dell’amore. Quello che gli hanno dimostrato i tanti che l’hanno reso un fenomeno viscerale con tanto di magliette con la scritta «I love Gàt negher» a dimostrarlo. Perché è proprio uno degli animali più temuti dagli scaramantici, il gatto nero appunto, a fare da filo conduttore, protagonista e metafora del singolo che, pubblicato un anno fa su I-Tunes, ha iniziato da poco un nuovo percorso. Prima con la realizzazione di un video, omaggio anche a chi l’ha sostenuto e ha contribuito a far conoscere il suo pezzo cantandolo su e giù per il Lodigiano, e poi con la pubblicazione di un nuovo album che da quel Gat negher prende anche il titolo. Per il giovane cantautore di San Martino, 28 anni, compositore e autore anche per altri, oltre che insegnante di batteria alla Sesto Armonico di San Colombano, impegnato anche nella grafica oltre che musicista che collabora abitualmente con la Cerri Band, è un nuovo capitolo della sua storia d’amore con la musica e con il dialetto, quello respirato in casa, con i nonni prima ancora che con i genitori, quello che rende la cultura popolare un patrimonio da cui è reato separarsi. Otto le tracce contenute in Gàt Negher, oltre alla popolare hit diventata un piccolo fenomeno, a dare soddisfazioni al giovane cantautore che guarda al folk e trova ispirazione nel piccolo mondo antico della provincia, c’è anche Pica el pügn, testo composto in omaggio al celebre attore originario di Montanaso Antonio Ferrari, detto Cècu, già cantata con Domenico Cerri della Cerri Band. Il disco non ha una distribuzione ufficiale e per averlo, bisogna contattare direttamente l’artista, segno della difficoltà di emergere nel mondo della canzone, nonostante la forza di volontà.

«Ho iniziato a scrivere e cantare le mie canzoni quando avevo 14 anni e ci ho sempre creduto - racconta il giovane di San Martino - , ma le più grandi soddisfazioni le ho avute dalle gente più che dai canali ufficiali, etichette o case di distribuzione. Per questo, con Gàt negher, ho deciso di realizzare un video omaggio a tutti coloro che mi hanno sostenuto e che hanno permesso alla canzone di diventare un piccolo fenomeno». Con il set allestito al pub On the road di Livraga, spesso teatro dei suoi concerti, per la ballata del Gàt negher, Fapo ha riunito una selezione di sostenitori che, seduti ai tavoli, non si perdono una parola della performance e cantano con lui in un’atmosfera conviviale e trascinante. «Volevo ringraziare chi ha creduto in quello che faccio, nella mia forma d’espressione in cui il dialetto è una scelta naturale - spiega ancora Fapo - : abito a San Martino, sono cresciuto qui, e ho sempre pensato che questa lingua fosse parte della mia cultura, anche perchè oggi, troppo spesso, la cultura popolare viene snobbata». Autodidatta della musica - «e anche di tutto il resto perché non ho titoli, ma ho un buon orecchio» - , Fapo ha già pubblicato nel 2010 un primo disco con dodici tracce selezionate tra le produzioni degli ultimi anni, dal titolo Farina del mio sacco. «Ho avuto la fortuna di conoscere persone che hanno creduto in me come la S.A project di Sandro Allario e la Cerri Band con cui mi esibisco spesso, ma non faccio solo questo - chiude il giovane - : per vivere di musica faccio di tutto, dal karaoke alla grafica di album e video anche non miei, dall’insegnante al musicista. E sono contento perché, nonostante la fatica, vivo di musica».

Rossella Mungiello

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