L’informazione moderna come opportunità per una comunità oltre le divisioni

Il vescovo Maurizio sabato mattina ha incontrato i giornalisti del «Cittadino»

La sfida non è semplice per i giornalisti, tanto nel contesto locale quanto in quello globale: si tratta di intercettare le persone, continuando a fare cronaca nel modo più puntuale, ma nel contempo anche trasmettere quei valori di una comunicazione sociale che, delineata come opportunità fin dal Concilio Vaticano II (si parlò di «diritto all’informazione per formare una retta coscienza»), è diventata sempre più una necessità, da vivere sfruttando nel modo migliore i mezzi offerti dalla tecnologia per arrivare a tutti ed essere punto di riferimento, luogo di confronto e strumento per la costruzione di una comunità che vada oltre le divisioni (anche violente, come ci raccontano le guerre che avvolgono molti luoghi del mondo, dall’Ucraina all’Africa). Questo il tema dell’incontro del vescovo con i giornalisti del Cittadino, invitati sabato mattina nella casa vescovile a Lodi insieme ai membri del neonato ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali, un momento di reciproca conoscenza in vista di una sempre più proficua collaborazione. Una collaborazione per il bene comune che, se è stata enunciata sessant’anni fa dal Concilio, è stata ribadita anche recentemente dal Sinodo diocesano, che ha chiesto la nascita dell’Ufficio per le comunicazioni sociali, e non ha tralasciato un riferimento al quotidiano locale che, «forte dell’ispirazione cristiana, non deve temere il confronto con le istituzioni e le altre realtà territoriali con la consapevolezza che sulle questioni etiche e sociali non sono ammesse la neutralità e l’equidistanza».

Il vescovo Maurizio, nel ricordare alcuni episodi storici quali, ad esempio, l’incontro tra Giovanni Paolo II e il presidente sovietico Gorbaciov, ha evidenziato innanzitutto l’importanza della libertà, a partire da quella religiosa che è «come la fionda di Davide che abbatte Golia, emblema del totalitarismo», evidenziando come la libertà si nutra di memoria e di futuro non trascurando alcun diritto della persona. Portare questa convinzione nella professione è la sfida quotidiana di chi non può limitarsi a riempire le pagine, e nemmeno a costruire un prodotto da vendere, ma deve guardare anche oltre: «Comunicare è amare la vita - ha detto il vescovo -, aspirare alla libertà abitando la storia e amando la storia per migliorarla, cercando di conoscere le cose a fondo, con interesse mai superficiale, indagando attraverso i protagonisti e i testimoni». Solo così i giornalisti possono diventare “crocevia del cambiamento”, dialogare in un contesto di laicità positiva che si apra al pluralismo religioso senza il timore di affermare le proprie convinzioni, come ha chiarito il vescovo citando il cardinale Gianfranco Ravasi, ma anche Benedetto XVI e il messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni sociali che, come ha detto anche il direttore del Cittadino Lorenzo Rinaldi, chiama a «cercare e a dire la verità e a farlo con carità».

Durante la mattinata, che ha incluso anche una visita alla casa vescovile e alle stanze che hanno “ospitato la storia”, l’incontro è proseguito con la presentazione dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali: monsignor Franco Badaracco ha indicato l’obiettivo di costruire un «luogo di coordinamento e dialogo per accompagnare processi di sinodalità attraverso i mezzi di comunicazione». Quindi, la giornalista del Cittadino Cristina Vercellone e il vicedirettore Davide Cagnola hanno tenuto un intervento su disagio giovanile e lavoro, due temi centrali su cui si deve impostare la riflessione e sui quali il quotidiano locale è osservatorio privilegiato. Infine, l’intervento di Luca Servidati sul nuovo sito diocesano e quello di Riccardo Rota, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale, e un momento di confronto tra i presenti. Nella sintesi finale, il vescovo ha ripreso la lettera del Papa per la Giornata della Comunicazione sociale che si conclude citando il Vangelo di Giovanni, “il verbo che si fa carne”: anche quelle dei giornalisti, giorno dopo giorno, non siano parole vuote stampate sulla carta o affidate al web, ma parole in grado di “incarnarsi” per raccontare la vita e arrivare davvero al cuore delle persone.

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