LIBRI Marco Denti racconta il mito Neil Young: parole, note e pensieri sulle orme dei giganti

La nuova opera dello scrittore lodigiano è dedicata al cantautore canadese

Neil Young ha scritto molto e continua a farlo, sondando sempre nuove frontiere. Su Neil Young si è scritto molto, saggi, biografie, analisi dei testi, senza tralasciare l’autobiografia I l sogno di un hippy. Questo per sottolineare che ormai ben poco ci sarebbe da dire sul cantautore canadese che ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama musicale internazionale, dalla fine degli anni Sessanta in poi (da solo, con i Buffalo Springfield e nel magico periodo di Crosby, Stills, Nash & Young). Eppure, scavando a fondo la figura e l’opera del cantautore dell’Ontario, ancora tante cose sono da scoprire.

Le ha portate alla luce Marco Denti, scrittore e giornalista lodigiano già autore di moltissimi saggi sul mondo musicale d’Oltreoceano, che ha dato alle stampe il suo ultimo lavoro dal titolo Neil Young. Walk like a giant. Testi commentati. Vale subito la pena di sgombrare il campo da ogni equivoco: il libro non è un’antologia di testi corredati da un’analisi esplicativa, da parafrasi o da valutazioni strettamente limitate alla parola scritta. Molti frammenti di testo ci sono, intendiamoci, in lingua originale e tradotti, ma il viaggio in cui Marco Denti conduce il lettore va oltre l’interpretazione della parola, per condurlo nel mondo personale e artistico di Neil Young attraverso la parabola dei suoi dischi, delle melodie e delle liriche che hanno segnato un’epoca.

L’autore analizza ogni album, in ordine cronologico, riuscendo a rendere un quadro completo della poetica del cantautore e svelando, attraverso testimonianze riportate, interviste all’artista e aneddoti, piccoli e grandi segreti di ogni lavoro firmato Neil Young.

Il lettore scopre così la tecnica di scrittura dell’artista, che spesso ama l’immediatezza delle esecuzioni, disdegnando le lunghe sedute di registrazione, l’importanza del luogo in cui nasce la composizione («il posto in cui ti trovi influisce molto su come verrà fuori la canzone»), il tema del viaggio che ritorna spesso, l’importanza del simbolismo lunare e soprattutto le fasi personali e artistiche che hanno segnato la carriera di Neil Young. Dai primi anni, ai trionfi di Harvest e Zuma, fino ai live della fine degli anni Settanta («dove la musica non è filtrata») fino alla disillusione dopo anni di sogno americano e di estati “peace and love” sancito da On the beach del 1974.

Poi il libro si srotola fra esperienze non sempre positive (come il periodo sotto contratto della Geffen e dischi non proprio esaltanti) che mostra un artista poliedrico che attraversa vari generi rimanendo sempre se stesso, coerente negli anni e nelle sperimentazioni musicali (vedi la fase elettronica culminata nel suo disco forse meno amato, Trans, che altro non era se non un esperimento per potere comunicare con il figlio disabile Ben) fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui l’istintività, l’urgenza e l’immediatezza della scrittura ci rimandano al lungo percorso che è stata la vita di Neil Young, un viaggio composto da tante esperienze con un minimo denominatore comune: la libertà.

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