LIBRI Ilaria Rossetti presenta a Lodi “La fabbrica delle ragazze”

L’autrice lodigiana dialogherà stasera al liceo “Verri” (ore 21, in aula magna) del suo ultimo romanzo in uscita oggi 24 gennaio con lo scrittore Schiavone

«Romanzo duro e severo. Come la guerra, l’inverno e la vita in campagna. Romanzo denso di umanità, di un amore dignitoso e commovente nei suoi confronti. “La fabbrica delle ragazze” racconta di lavoro, e del semplice orrore del morirci, di lavoro. Nessuno ne vuole parlare, è una lotta troppo sporca e senza applausi, senza cuoricini. Questa storia inizia il 7 giugno 1918 e ci torna addosso nel gennaio 2024». Così, sulla sua pagina Facebook, lo scrittore Alberto Schiavone commenta in anteprima “La fabbrica delle ragazze”, il nuovo romanzo di Ilaria Rossetti in uscita oggi 24 gennaio per Bompiani. Lo stesso Schiavone, in serata (ore 21, aula magna del liceo Verri in via San Francesco, ingresso libero fino a esaurimento posti), dialogherà con la scrittrice lodigiana per la prima presentazione ufficiale del libro.

L’evento è organizzato in collaborazione con il Comune di Lodi, la libreria Sommaruga e la casa editrice Bompiani. Il nuovo romanzo era atteso da quattro anni, dopo il successo de “Le cose da salvare”, vincitore del Premio Neri Pozza e proposto al Premio Strega. “La fabbrica delle ragazze” è un romanzo storico che parte da un evento accaduto il 7 giugno 1918 a Castellazzo di Bollate, alle porte di Milano, quando un’esplosione devasta lo stabilimento Sutter & Thévenot, una fabbrica nata proprio in quel periodo per aumentare la produzione di munizioni e bombe. Muoiono 59 persone, tra le quali 52 donne e ragazze. «Fu uno degli incidenti sul lavoro più gravi della storia italiana, ma a lungo è rimasto dimenticato: le autorità dell’epoca ebbero tutto l’interesse a insabbiare la notizia per continuare la produzione – ha raccontato Ilaria Rossetti al “Cittadino” qualche settimana fa - Soltanto Ernest Hemingway, che all’epoca si trovava a Milano come volontario della Croce rossa, ne parlò in uno dei suoi famosi 49 racconti. Dopo di che silenzio totale, fino a quando la vicenda è stata riesumata da un cittadino di Bollate. Volevo scrivere di lavoro e mi sono imbattuta in questo fatto. Non era mia intenzione cimentarmi con il romanzo storico, almeno inizialmente. Poi questa vicenda mi ha “travolta. Quello delle morti bianche è un problema che ci portiamo appresso da tempo immemore. Ma nel romanzo, il mio primo romanzo corale, si parla anche di molto altro. Di donne, di operaie, di guerra. E di tante piccole storie. Di un mondo contadino, di campagne che somigliano a quelle lodigiane, di lavoro e di cambiamento con l’avvento delle fabbriche».

© RIPRODUZIONE RISERVATA