L’eredità della Cosway, “regalo” a Lodi

Anche il vescovo di Lodi, monsignor Giuseppe Merisi, ha voluto festeggiare il bicentenario del Collegio delle Grazie, fondato da Maria Cosway nel 1812 e affidato oggi alla Fondazione che ne porta il nome. Lo scorso sabato pomeriggio era presente all’ultimo degli incontri culturali organizzati in occasione della ricorrenza, dedicati ai diversi aspetti della poliedrica personalità di Maria. E dopo averne apprezzato, nelle scorse settimane, il talento musicale e la modernità dell’approccio educativo, sabato la riflessione si è concentrata sulla portata del suo lascito culturale. A cominciare dai manoscritti - lettere e diari appartenuti a Maria, rinvenuti fra i libri della biblioteca, recentemente catalogati e approfonditi da Gigliola Barbero, docente di Gestione dell’informazione per i beni culturali all’Università Cattolica di Milano. Introdotta dal critico lodigiano Tino Gipponi, Giliola Barbero si è soffermata sul carteggio fra Maria e il patriota polacco Julian Ursin Niemcewicz, sedici lettere scritte fra il dicembre 1787 e il giugno 1799: «In Collegio sono custodite soltanto le lettere di Niemcewicz - ha detto Barbero - le risposte di Maria non sono state trovate, nonostante le ricerche in Polonia e negli Stati Uniti, dove Niemcewicz trascorse gli ultimi anni della sua vita».

La seconda parte del pomeriggio ha visto al tavolo dei relatori la storica dell’arte Monia Faraoni, che ha contribuito a riordinare la pinacoteca che raccoglie alcune importanti opere appartenute a Maria e a suo marito Richard. Fra di esse è compresa anche una tavola di Polidoro da Lanciano, che dopo il recente restauro commissionato dalla Fondazione ha ritrovato lo splendore originario. Il dipinto, ispirato nei colori e nella dolcezza dei visi alle tele del Tiziano, il maestro veneziano di cui Polidoro fu allievo, raffigura la “Sacra Famiglia”: Giuseppe e Maria tengono in braccio il Bambino sullo sfondo di un colonnato; di fronte a loro c’è un angioletto che porge a Gesù una croce e un cartiglio. «Il restauro di questo quadro è una prova concreta degli sforzi compiuti dalla Fondazione per tutelare il patrimonio artistico, archivistico e librario conservato in Collegio - ha detto il vicepresidente Luca Marcarini -. La speranza è mettere questo e altri dipinti a disposizione del pubblico, perchè il lascito di Maria, vanto della nostra Fondazione, diventi presto motivo d’orgoglio per tutta la cittadinanza».

Tanti i lodigiani che hanno scelto di trascorrere il pomeriggio di sabato al primo piano di via Paolo Gorini: fra di essi anche Gian Vito Melzi d’Eril, erede diretto di Francesco, duca di Lodi, colui che suggerì a Maria di stabilire il suo «stabilimento per l’educazione delle fanciulle» presso il convento della Beata Vergine delle Grazie, finanziandone l’acquisto. «Senza di lui - ha detto Marcarini - il Collegio non sarebbe forse mai esistito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA