Leggerezza e qualità a ritmo di musica

Ironia garbata che non scade mai nel cattivo gusto

Un generoso applauso chiude la stagione promossa dagli “Amici della Lirica Giuseppina Strepponi”, che ha portato al teatro alle Vigne tre fra le operette più celebri del XX secolo. Dopo Hello Dolly e la Belle Hélène, lo scorso venerdì sera è stata la volta de La vedova allegra, portata in scena dalla compagnia Corrado Abbati. Costumi curatissimi, coreografie calibrate al millimetro, buon ritmo e molte risate: una macchina ben oliata che non ha faticato a incontrare il favore del pubblico, soddisfatto nell’assistere finalmente a uno spettacolo degno delle aspettative.

Il più applaudito è stato senza dubbio il capocomico Corrado Abbati, un gradito ritorno il suo sul palco delle Vigne nelle vesti del simpatico Njegus, il cancelliere del piccolo stato del Pontevedro, impegnato nel compito (solo apparentemente arduo) di trovare un marito pontevedrino ad Anna Glavari, ricca ereditiera da 20.000 milioni di franchi. La sua vis comica è irresistibile, e contagia persino i suoi compagni di palco che, di fronte alle sue buffe espressioni, non riescono a trattenere risate non previste dal copione. Così accade all’inizio del secondo atto, introdotto da un balletto culminato in un can-can che mette a dura prova le giunture non più snodatissime di Abbati, comunque a suo agio anche nelle scene più frenetiche. Gli altri membri del corpo di ballo, invece, si muovono con scioltezza e sincronismo anche quando il palco è particolarmente affollato, lo spazio limitato dall’imponente scenografia.

Ottima la performance anche dal punto di vista prettamente canoro: Anna Glavari sfodera una bella voce da soprano e gli interpreti maschili (su tutti il conte Danilo e il barone Zeta) fanno la loro parte con sentimento e buona espressività. D’altronde la musica di Franz Lehàr, grazie alla quale questa operetta riscosse consensi sin dal suo debutto, è già di per sé garanzia di successo. Il pubblico delle Vigne conosce a memoria tutte le arie, tanto che, in barba all’etichetta, canta a mezza voce quelle più celebri.

È questo il segnale inequivocabile di un gradimento sincero, sottolineato dagli applausi che fioccano anche a scena aperta. Del resto è facile apprezzare il valore artistico di questa compagnia che, anche in passate occasioni, ha dimostrato come l’operetta sia un genere ancora apprezzato e apprezzabile, lungi dall’essersi incamminato (come i suoi detrattori vorrebbero) sul viale del tramonto. I gusti cambiano, le mode pure, ma basta riadattare il libretto originale con battute dal gusto più moderno per fare presa sul pubblico, senza però cedere alla tentazione di fare leva sulla volgarità per strappare a tutti i costi una risata. Al contrario, la compagnia Abbati sfoggia un’ironia garbata, che gioca volentieri sui doppi sensi ma senza mai scadere nel cattivo gusto. Uno spettacolo godibile e ben riuscito insomma, il modo perfetto per chiudere una stagione senz’altro positiva per gli Amici della Lirica Giuseppina Strepponi: Teatro sempre con il tutto esaurito (è accaduto anche venerdì sera), pubblico soddisfatto e applausi generosi. Con queste premesse l’associazione può mettersi tranquillamente al lavoro in vista della prossima stagione.

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