Leggerezza e malinconia: Bisio ripercorre alle Vigne 50 anni di storia italiana

Tutto esaurito a Lodi per l’attore in scena con il testo tratto dal libro di Francesco Piccolo

Un po’ metafora, un po’ autocoscienza di una generazione: così Claudio Bisio ha definito il suo ultimo spettacolo, “La mia vita raccontata male”, ospite a Lodi venerdì sera per la stagione di prosa delle Vigne. La generazione è quella dei boomers, a cui appartengono sia il protagonista sia il regista Giorgio Gallione sia Francesco Piccolo, l’autore dei testi da cui lo spettacolo è tratto. Uno spettacolo nato da una gestazione un po’ accidentata: prove sospese per il secondo lockdown nel dicembre 2020, quando ormai era pronto ad andare in scena; e pochi giorni fa, a un anno di distanza, il debutto, previsto a Genova e slittato a Bolzano alla fine di gennaio. Ora il tour, che porterà il lavoro nei teatri d’Italia tra febbraio e marzo, è finalmente partito con successo: anche il tutto esaurito lodigiano conferma il desiderio del pubblico di tornare a riempire le sale teatrali e a ritrovare il contatto diretto con gli artisti, che non è sostituibile da nessuno streaming. Questo è vero in ogni caso, ma ancora di più per un attore abituato come Bisio a interagire con il pubblico, cogliendone l’umore e creando un rapporto ogni sera diverso con piccoli tocchi di improvvisazione. Non solo un monologo, dunque, ma prima di tutto un dialogo con il pubblico: per gli spettatori che appartengono alla generazione del protagonista è un ripercorrere con leggerezza, un po’ di malinconia, e anche molta profondità mezzo secolo di storia dell’Italia: l’Italia di Carosello e delle gemelle Kessler, evocata dagli schermi televisivi presenti sulla scena, e poi quella degli anni della contestazione, dei primi amori, del mondiale di calcio che in piena guerra fredda vide di fronte in un epico incontro la squadra della Germania Ovest e della DDR; e poi l’età adulta, il lavoro, i pomeriggi casalinghi con la “Domenica in” di Mara Venier, i figli e il complicato rapporto con una nuova generazione di giovani adulti. La riuscita dello spettacolo sta anche nel rapporto di stretta collaborazione, negli anni trasformato in amicizia e complicità, tra l’attore e il regista genovese Giorgio Gallione. Il loro sodalizio dura da almeno 25 anni, iniziato con “Monsieur Malaussène” di Pennac, e proseguito portando in scena De André, Baricco, Michele Serra. Ora, per questo ultimo lavoro, Gallione ha pensato al patrimonio letterario delle opere di Francesco Piccolo, da “Momenti di trascurabile felicità” al romanzo premio Strega “Il desiderio di essere come tutti”. Lo spettacolo, infine, è un dialogo efficace anche con le musiche di scena, eseguite da Marco Bianchi e Pietro Guarracino, sul palcoscenico con Bisio, che commentano e scandiscono con ironia i diversi momenti dello spettacolo.

Lunghi applausi e un immancabile, scherzoso, commiato improvvisato per ringraziare il pubblico che è tornato a riempire i teatri.

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