Le parole di Gino Strada per condannare la guerra

Il testo di Sabina Negri interpretato da Antonio Gargiulo a Codogno

«Dobbiamo perseguire un solo obiettivo se vogliamo che l’avventura dell’umanità continui: abolire la guerra. Da qui deve partire un movimento di opinione di cittadini che ripudi la guerra. Non è utopia. È un obiettivo realizzabile». La voce appassionata e rabbiosa insieme, le mani nervose a stringere bisturi e stetoscopio: a Codogno c’era il noto attore Antonio Gargiulo sul palcoscenico allestito venerdì nel cortile del municipio ma pareva davvero di sentire la voce, di vedersi muovere Gino Strada, di sentirsi sbattere in faccia tutta la densità del suo pensiero di non violenza, lui che una volta disse a chiare lettere: «Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra». E dunque, brava la giornalista ed autrice Sabina Negri che ha scritto e curato il monologo “Per Strada c’è una sola bandiera….” con regia di Lorenzo Loris, la “data zero” promossa proprio a Codogno, per uno spettacolo che poi è stato di nuovo in scena a Legnano. «Un pugno nello stomaco per risvegliare le coscienze: cercavo questo quando ho scritto questo testo – ha sottolineato l’autrice sanfioranese - . Sono sconvolta dalla brutalità della guerra, che sta devastando tante parti del mondo e sta portando l’orrore anche vicino a noi. E di pace non si parla più». Nel suo monologo Negri ha deciso di far parlare proprio il fondatore di Emergency, attraverso le sue stesse parole, tratte da interviste, interventi pubblici, scritti e lettere. Ne è scaturita una drammaturgia che è sintesi completa del pensiero di Strada, uomo e medico, che gli orrori della guerra li ha visti e toccati con mano, un testo denso di approfondimenti storici, geografici, politici, sociali e sanitari e che si è aperto con il video di Codogno, la scoperta del Covid e le parole di Strada, che da sempre è stato favorevole ai vaccini e si era battuto perché anche quelli anti-Covid arrivassero ai Paesi più poveri del mondo. Ad accompagnare la recitazione di Gargiulo sono stati il contrabbassista codognese Luca Garlaschelli e il chitarrista Simone Spreafico, un “fil rouge” in musica (Pink Floyd in testa, che tanto piacevano a Strada) a rimarcare la denuncia di qualsiasi vita persa per la guerra. Urlando la necessità della pace.

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