L’arte va in tavola con le maioliche lodigiane

In uno Spazio Bipielle rinnovato per l’occasione nei colori e nei lineamenti, la mostra “Arte in tavola” dedicata alle maioliche lodigiane tra ’700 e ’900 si è rivelata al numerosissimo pubblico, distinguendosi per allestimento, gusto e fisionomia, e non ultimo per qualità, dalle abituali manifestazioni espositive ospitate dalla struttura. Una proposta dunque che, insieme all’antologia dedicata a Giuliano Mauri in atto alla chiesa di San Cristoforo, ha tutte le carte in regola per rappresentare Lodi nella vicenda di Expo, e che in sintonia con la sua tematica penetra nel cuore della storia lodigiana portando in scena la sua arte più antica, impressa negli oggetti legati ai rituali del cibo e della tavola. E di attrattiva scenografica è il percorso: primi attori ne sono le lucentezze, i colori e le forme dei manufatti, a partire dalla maestosità del grande centrotavola in apertura dell’itinerario che si addentra nei periodi più vivaci e fecondi della produzione, lungo la ricchezza inventiva di piatti, zuppiere, tazze, teiere e vasi, e di tutta una varietà di corredi per la mensa, nelle varianti formali, cromatiche e disegnative che hanno contraddistinto le fabbriche cittadine. L’effetto è potenziato dalle scelte allestitive dello Studio Pixel di Lodi che in sintonia con il pensiero della curatrice della mostra, la milanese storica dell’arte e del design Anty Pansera, accompagna il visitatore nel viaggio in cui si incontrano i nomi delle scuole locali, da quelle settecentesche dei Coppellotti, dei Ferretti e dei Rossetti all’ottocentesca dei Dossena, fino ai loro continuatori del secolo scorso e all’attualità della fabbrica Pisati, in libere ambientazioni che hanno uno dei momenti più suggestivi nella tavola imbandita, sovrastata dalla grande specchiera che ne riflette per intero la sontuosa bellezza del “servizio”. Promossa dalla Delegazione Fai Lodi-Melegnano, dal Comune di Lodi e dalla Fondazione Banca Popolare, la mostra che si avvale anche dei contributi di Maria Emilia Maisano Moro, Felice Ferrari, Cecilia Cametti e Sarah Spinelli muove dalla mappa che ripercorre i luoghi della ceramica cittadina e conduce con apparati illustrativi alla scoperta dei procedimenti, degli stili, dei motivi e dei decori, uno per tutti il “Bérain” che contraddistingue i due grandi vassoi ottagonali della fabbrica Rossetti, tra i più preziosi pezzi esposti. Dotato di una “infografica” multimediale che colloca i protagonisti nel tempo e nei luoghi (documentati anche dalle opere esposte i nomi di Carlo Loretz, Linda Poncellini e Giovanni Tedeschi, ai quali vogliamo idealmente aggiungere come doveroso riconoscimento quello di Gino Franchi), l’itinerario è arricchito da un apparato “didattico”, riproducendo una sorta di “Laboratorio di ceramica” con strumenti, oggetti per modellazione, calchi e materiali. La mostra resterà aperta fino al 23 agosto allo Spazio Bipielle Arte di Lodi dal martedì al venerdì dalle ore 16 alle 19, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

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