L’ANNIVERSARIO Viaggio con Ada Negri alla scoperta della sua «nobile e cara città»

La visita guidata nei luoghi della poetessa

Con il naso all’insù e gli sguardi intenti ad ammirare la chiesa di San Francesco, ha preso il via la visita guidata che, domenica pomeriggio, ha condotto i lodigiani e le lodigiane alla scoperta dei luoghi di Ada Negri. «Sguardi di cielo» catturati in un tour che si è snodato tra le vie del centro storico, tra posti e aneddoti riemersi dal passato per raccontare la storia di una nostra illustre concittadina. «Tranquilla e silenziosa, decentrata rispetto la vivace piazza Maggiore, questa piazza era molto amata da Ada Negri che la ricorda nelle sue prose e nelle raccolte “Maternità” e “Vespertina” - ha detto la guida Monica Rossi che, per conto della Pro loco di Lodi, ha guidato il tour -. Ed è proprio tra le righe di quest’opera che la scrittrice parla della bifore a cielo aperto della chiesa che, stagliandosi verso il cielo, rievocano l’immagine del volto di un bambino dagli occhi blu». Ammirando la chiesa anche dall’interno, i visitatori hanno potuto ammirare il dipinto della Vergine con il Bambino a cui Ada Negri era particolarmente devota e infine la tomba della poetessa, tornata a Lodi il 3 febbraio del 1976 da Milano. I luoghi, i colori e le atmosfere lodigiane sono rimasti impressi nella memoria di Ada che, proprio a Lodi, ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza fino all’età di diciannove anni: scorgendo la cura e i particolari della facciata in stile barocco di palazzo Cadamosto in via Legnano, oggi ingresso secondario del Maffeo Vegio, Monica Rossi ha spiegato di quando l’edificio ospitava l’Istituto normale femminile, che Ada frequentò per abilitarsi nell’insegnamento. Codogno e poi Motta Visconti furono gli anni più belli della sua vita, trascorsa nelle classi di scuola, in cattedra con ottanta, novanta alunni per volta. Proseguendo verso la tappa successiva, il gruppo ha potuto scorgere il cortile della casa natale di Ada Negri in corso Roma, dove la poetessa visse con la mamma e la nonna Giuseppina Cornalba, detta Peppina, portinaia di palazzo Barni Cingia. Infine, altri ricordi legati ad Ada Negri sono riemersi all’interno del chiostro dell’ospedale vecchio, dove la mamma di Ada fu ricoverata e la poetessa entrò in contatto con il dolore per la malattia, tra i passi silenziosi delle infermiere e delle suore che, scivolavano, fra le corsie; poi in via delle Orfane, dove ancora resiste il suo busto a testimoniare il legame della poetessa con «la nobile e cara città» di Lodi.

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