Lacrime e sorrisi per Jacopo, in balia della tempesta

Il romanzo di Gianni Solla racconta un’educazione sentimentale destinata al disastro

Quello nella tempesta è Jacopo, ragazzino in balia degli eventi, dei turbamenti della sua età e - soprattutto - di una madre ingombrante e irregolare, epicentro della famiglia disfunzionale che è il cuore del romanzo di Gianni Solla “Tempesta madre”.

La chiamano tutti “la segretaria” in virtù di un passato ormai sbiadito in cui è stata «assistente alle edizioni Brahms», un passato ormai lontano ora che deve arrabattarsi nel Rione delle mosche dopo aver dimenticato a forza gli agi della casa materna al Vomero. Anche per Jacopo, suo figlio, lei è semplicemente “la segretaria” anche se lui - più di tutti - è quello in balia della tempesta. Jacopo, unico maschio della sua classe, alla scuola Santa Sofia gestita dalle suore, cresciuto con (senza...) il padre macellaio, in un quartiere difficile, dovendo imparare a memoria i versi di Majakovski, leggendo “Le affinità elettive” di Goethe e presentandosi alle feste di carnevale con il costume di Hitler.

Con questi presupposti è chiaro: è un’educazione sentimentale destinata al fallimento quella di Jacopo, dentro un romanzo di formazione - quello di Gianni Solla - che invece è destinato a conquistare il lettore. Spiazzandolo spesso. Mantenendo lui - lo spettatore delle (dis)avventure di Jacopo - e contemporaneamente il tono del libro perennemente in bilico tra una risata e una lacrima, tra sentimenti opposti e indissolubili come sono Jacopo e sua madre.

Lei, “la segretaria”, bellissima, ancora e per sempre giovane, piena di slanci e di ingenuità, tragicamente destinata al disastro, e lui confuso tra l’amore per questa madre irregolare, il padre assente e allontanato, la scuola, il quartiere e le parole che gli escono come in un flusso ininterrotto sotto forma di poesie, sfoghi, annotazioni o semplici elenchi, con cui riempie decine di quaderni.

Solla ha la capacità di rendere vive le immagini che porta sulla pagina, i personaggi, le situazioni che descrive con graffiante ironia e che pulsano come un cuore sanguinante. Jacopo bambino, prima, e Jacopo adulto, poi: segnato da questo universo “al femminile”, e infine in grado di fare i conti con il passato, quando nella maniera più inattesa toccherà a lui passare all’altro ruolo, quello di genitore. Dopo essere stato sempre figlio.

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