LA VISITA In viaggio con il Fai alla scoperta di un “gioiello” del Lodigiano

Villa Cavezzali Gabba al Tormo di Crespiatica aperta per la prima volta nelle Giornate di Primavera

Nel verde del parco affacciato sul fiume Tormo nella omonima frazione di Crespiatica, si presenta nello splendore di un altro tempo, allo sguardo di quanti percorrono la statale tra Lodi e Crema, la villa Cavezzali Gabba, aperta al pubblico nelle recenti Giornate del Fai di Primavera. I visitatori (accompagnati dagli “apprendisti ciceroni” del liceo Piazza di Lodi) hanno potuto così scoprire un gioiello architettonico del territorio - mai aperto al pubblico - e le sue storie.

Nel suo passato resta viva la figura della contessa bolognese Teresa dei conti Marsili, alla quale, sia pure indirettamente, è legata la nascita della villa. Conosciamo la nobildonna dallo strepitoso ritratto che ne fece l’Hayez nel 1833, oggi di proprietà dell’Asst di Lodi. Nell’aristocratica bellezza del volto e della figura, lo sguardo venato di malinconia riflette la drammatica realtà della morte del suo piccolo Giuseppe all’età di tre anni, già avvenuta quando l’Hayez raffigurò insieme a lei il bambino, come se fosse ancora in vita. Il padre del bimbo, il nobile lodigiano Giuseppe Zumali, era mancato prima della sua nascita, lasciando erede la moglie Teresa di un vasto patrimonio, comprendente anche i terreni del Tormo. Nella chiesetta a pochi passi dalla villa spicca un monumento sepolcrale in marmo, realizzato da Gaetano Manfredini: “Teresa Zumali de’ Conti Marsili al marito e al figlio dolente poneva”, recita l’epigrafe. Ma la contessa, che aveva desiderato costruire una chiesa che accogliesse le sepolture di famiglia, non lo vide mai realizzato, e furono poi le sue spoglie a trovarvi riposo tra le prime, alla morte avvenuta nel 1834, poco dopo le sue seconde nozze con Francesco Cavezzali. Lodigiano di nascita e milanese di adozione, chimico e intenditore d’arte, Cavezzali scelse le terre lungo il Tormo di cui la moglie lo aveva lasciato erede, per erigervi tra il 1836 e il 1845 la chiesa e la villa, poi adornata di pitture, sculture, disegni e incisioni di noti autori che costituirono nel Lodigiano uno dei primissimi esempi di collezionismo d’arte, e una delle più importanti raccolte del tempo. A farne parte è innanzitutto l’Hayez, con la grande tela “Marco Visconti ritrova Bice del Balzo nel sotterraneo del castello di Rosate”, e poi Luigi Bisi, Giuseppe Ferrabini, Giuseppe Sogni e Francesco Podesti che a lungo fu ospite nella dimora dipingendovi anche il ritratto della seconda moglie del Cavezzali, Giuseppina Parravicini, oltre a firmare, nella chiesa, gli affreschi dell’abside e del soffitto. Di Pelagio Pelagi sono invece la pala d’altare con la Deposizione, e il progetto del monumento funebre con il quale il desiderio di Teresa fu realizzato dal Cavezzali. Una delle sue figlie andò sposa al senatore lodigiano Carlo Francesco Gabba: proprietari della villa sono oggi i suoi discendenti.

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