La sfida del sacerdote anti-camorra

«Vangelo e lavoro le uniche possibilità di rinascita»

Pane al pane e vino al vino: don Aniello Manganiello, il prete anticamorra, torna a Paullo a raccontare con la consueta schiettezza il vero inferno di Scampia, descritto dal sacerdote in Gesù è più forte della camorra, il libro che ha scritto con il giornalista Andrea Manzi, ed è stato pubblicato da Rizzoli l’anno scorso. Il religioso (che appartiene all’ordine dei Guanelliani) sarà ospite all’auditorium dell’oratorio Pier Giorgio Frassati stasera alle 21 per raccontare i suoi 16 anni da parroco nel degrado dell’estrema periferia nord di Napoli. Nell’autunno del 2010 don Aniello Manganiello è stato allontanato dalla parrocchia di Santa Maria della Provvidenza nel rione don Guanella, che appartiene per un quarto della sua estensione alla municipalità di Miano-Secondigliano e per i restanti tre quarti a quella di Scampia. Il suo trasferimento a fine 2010 al quartiere Trionfale di Roma ha sollevato polemiche e interrogativi: «La versione ufficiale del mio trasferimento è l’avvicendamento – ha spiegato lo stesso don Manganiello –, ma probabilmente ci sono state pressioni dall’esterno».

Lui, il prete scomodo, che è andato in televisione a indicare i luoghi di spaccio e gli angoli del mercato rionale in cui si paga il pizzo, che ha rifiutato i sacramenti ai camorristi che non accettavano il percorso di conversione e ha accolto nel suo oratorio famiglie allo sbando e giovani in difficoltà, ancora si batte per portare testimonianza delle sofferenze della sua gente dimenticata. A Scampia il tasso di disoccupazione è altissimo e la camorra funziona ormai da “ammortizzatore sociale”. «Vangelo e lavoro sono le uniche possibilità di rinascita per quel territorio» è il messaggio di questo tosto sacerdote: «Non basta la denuncia - scrive nel suo libro -, ma occorre lottare per offrire nuove condizioni di vita, bonificare vaste aree, creare posti di lavoro, offrire alternative, diffondere cultura». Alcuni paullesi incontrarono don Aniello, nell’agosto del 2008, in Spagna, sul cammino di Santiago de Compostela. Zaino in spalla e una tenacia incredibile, il prete macinava, a piedi, addirittura 50 chilometri ogni giorno per arrivare al più presto a Santiago, alla cattedrale che ospita le spoglie di San Giacomo. Camminava don Aniello, camminava senza sosta, sempre con fiducia, con speranza, nonostante il caldo, il peso dello zaino, i piedi un po’ malconci.. Come ha camminato, dal 1994, per le strade di Scampia e Miano, per incontrare davvero la gente, per guardarla negli occhi e capire cosa si agita veramente nell’animo di un camorrista o di un tossicodipendente, per comprendere la miseria umana e materiale di una periferia dimenticata dalle istituzioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA