La serie tv della settimana: “Morgane-detective geniale”

Su RaiPlay dopo il grande successo in Francia

La detective, questa volta, è la donna delle pulizie. Sì, avete capito bene, solo che è una “colf” con un quoziente intellettivo straordinario. Una donna intelligente, eccentrica e sopra le righe (in tutto quello che fa, a partire da come si veste per arrivare a come ragiona). E con dei problemi non indifferenti con l’autorità. Su RaiPlay è possibile vedere la serie tv francese “Morgane – Detective geniale”, dove Morgane è interpretata da Audrey Fleurot (Quasi amici – Intouchables il suo film di successo), un’attrice che racchiude in sé la bravura necessaria per far funzionare il racconto. Intelligenza a parte, infatti, è impossibile non identificarsi almeno un po’ nelle sue disavventure e nel suo tentativo di trovare un equilibrio tra lavoro e famiglia che sempre sfugge.

Morgane Alvaro è una mamma che vive con i suoi tre figli e a stento riesce a pagare affitto e bollette. Di fatto, è un genio. Un giorno, durante il turno delle pulizie in commissariato a Lille, in Francia, si ritrova a leggere il fascicolo relativo a un caso di omicidio e in pochi secondi riesce a risolverlo, intuendo nel giro di qualche secondo ciò che alla polizia sfugge. Ecco come Morgane diventa una consulente della polizia. La sigla gioca con le lettere del suo nome, che subito svelano allo spettatore l’identikit dell’“eroina”: M come misteriosa, O come ossessiva, R come risoluta, G come geniale...

I creatori – Stéphane Carrié, Alice Chegaray-Breugnot e Nicolas Jean – puntano su umorismo e sregolatezza, la regia è affidata a Laurent Tuel e Vincent Jamain. Nonostante nelle puntate ci sia sempre un assassino da scoprire, non è l’indagine il punto più importante bensì la vita di Morgane, il suo universo, i suoi guai. Sulla sua strada, Morgane trova l’agente Adam Karedec (Mehdi Nebbou), agli antipodi rispetto al suo modo di vivere e di pensare, anche se le differenze tra i due con il passare delle puntate si assottigliano. Se Morgane rappresenta la spontaneità e il caos, Adam incarna l’ordine e il rispetto delle regole, la sobrietà.

Morgane è stato trasmesso su Rai 1, prima di approdare sulla piattaforma RaiPlay, incassando un buon successo. In Francia è riuscita a toccare il 20 per cento di share. Del resto gli “ingredienti” per catturare il pubblico non mancano: Morgane ricorda un po’ Monk, ma anche un po’ The Mentalist; vivacità, dinamismo, umorismo fanno il resto.n

Qual è il prezzo delle bugie? Un disastro nucleare. Perché il vero pericolo è che se ascoltiamo troppe bugie, poi non riusciamo più a riconoscere la verità. È questa la lezione (attualissima) che emerge con caparbietà in Chernobyl, la miniserie acclamata dalla critica disponibile su Sky Atlantic, trasmessa nelle scorse settimane su La7 (cinque puntate) e seguita da un approfondimento sull’argomento. Sceneggiata da Craig Mazin e diretta da Johan Renck, Chernobyl racconta la tragedia avvenuta il 26 aprile 1986 in Ucraina, nella centrale V.I. Lenin, rivelando come e perché si è verificato l’incidente, mostrando i protagonisti che hanno tentato di tutto per limitare i danni dell’esplosione, a costo della loro vita.

Vale la pena ricordare che si tratta di una miniserie e non di un documentario, ci sono degli aspetti che non trovano aderenza alla realtà. Le vicende si basano però anche sui resoconti degli abitanti di Prypjat raccolte dalla scrittrice Svetlana Alexievich in “Preghiera per Cernobyl”. Colpiscono l’ambientazione e la ricostruzione dei luoghi, sia interni che esterni: la serie tv è stata girata soprattutto in Lituania, dove l’atmosfera sovietica è ancora presente, mentre per la parte finale ci si è spostati in Ucraina. Basta il primo episodio per rendersi conto di trovarsi davanti a una serie tv di quelle “top”: tra Emmy, Grammy e Golden Globe i premi si sprecano.

Surreale, alla luce di ciò che è accaduto nella centrale nucleare, ma di un’intensità trasbordante amarezza, la scena dei bambini che in piena notte danzano sotto un cielo che piange scorie radioattive poco dopo l’esplosione, con i genitori a fianco, lo sguardo all’insù, ignari del pericolo che stanno correndo. Del resto il numero delle vittime oscilla da 9mila a 115mila, tra menzogne e sotterfugi.

Chernobyl mette in fila, senza sconti, errori e responsabilità: la gravità dell’incidente sottovalutata fin dal primo momento, il tentativo di insabbiare l’accaduto o di minimizzarlo, la diffusione di informazioni false, l’isolamento della popolazione locale che quindi non aveva scampo.

Il vero pericolo è che se ascoltiamo troppe bugie, poi non riusciamo più a riconoscere la verità. E allora cosa possiamo fare? Abbandonare la speranza della verità e accontentarci invece di... storie.

P.S.: Dopo il successo di Chernobyl nei luoghi dell’incidente si è assistito a un boom turistico. Ragazze mezze nude che posavano per set fotografici, ragazzi che ridevano come se fossero in un villaggio vacanze; tutti ignari della sofferenza trattenuta in quei posti. Così va il mondo nell’era dei “like”.

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