La provincia e a tinte gialle di Ghizzoni

Questa sera a Lodi il 31enne cremonese presenta il suo esordio letterario: una storia godibile e leggera

che “fotografa” la Bassa coi suoi vizi e le sue virtù

marco Ghizzoni

Il cappello del maresciallo

Guanda, Parma 2014. pp. 251, 16 euro

Presentazione oggi alle 21 alla sala Granata di via Solferino 72, a Lodi

Il borgo di Boscobasso non esiste, ma potrebbe essere un qualunque piccolo centro della nostra Bassa padana, con il quadrilatero chiesa-bar-comune-scuola a disegnare la geografia della vita quotidiana e con le tante storie “normali” che popolano le sue case minute e sparse nel verde.di vetro - dove tutti vedono tutto e sanno di tutti - solo all’apparenza, perché anche fra quelle quattro mura lontane dai vizi e dai vezzi della metropoli si può annidare, complici il freddo e le brume invernali, il seme del male e può crescere la gramigna dell’invidia, dell’ambizione smisurata, della frustrazione e dell’odio. Impulsi pronti a esplodere, quando meno te l’aspetti, anche in un delitto.

E dentro queste case, con acuta leggerezza e solo apparente bonomia, ci conduce Marco Ghizzoni, 31enne originario di Cremona, nel suo Il cappello del maresciallo, romanzo appena pubblicato da Guanda che stasera il giovane autore illustrerà ai lodigiani nel corso di una chiacchierata con Marco Ostoni, caposervizio Cultura del «Cittadino». L’appuntamento è per le 21 alla sala Granata di via Solferino e fa parte del calendario di iniziative allestite dalla libreria Sommaruga per promuovere la lettura in città.

Per Ghizzoni è il libro d’esordio, un libro nato - come ha raccontato lui stesso su <Letteratitudine> (blog letterario di Massimo Maugeri) dalle sue frequentazioni nel basso Cremonese, rielaborando in “salsa gialla” volti, storie, atmosfere realmente vissute.

«Il cappello del maresciallo - puntualizza l’autore nella sua auto-presentazione - è un libro che nasce anche dalla volontà di scrivere una commedia divertente che fosse al contempo una satira dei costumi di provincia e del potere da quattro soldi, imbastita sugli equivoci che spesso si generano quando, nelle piccole realtà, ci si aspetta che venga riconosciuto il proprio status e che venga corrisposto un certo tipo di favori, rigorosamente alla luce del sole affinché tutti vedano e possano nutrire quel sentimento tutto provinciale che è l’invidia.

Volevo, inoltre, che fosse un romanzo che raccontasse della meschinità umana con il sorriso sulle labbra e un pizzico di malizia, una storia da leggere tutta d’un fiato».

Operazione riuscita; provare (a leggere) per credere.

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