La pittura di Andrea Mariconti

Fresco di una vetrina al Lloyd’s club di Londra,

l’autore espone una quindicina di opere su temi noti

quali scogliere, boschi e campi, con “cauta” emotività

Da Rui Arte Contemporanea (via Turati 19, Milano) è avviata a conclusione la personale di Andrea Mariconti. Il trentacinquenne artista di origine lodigiana presenta per l’occasione una quindicina di opere sui temi noti delle scogliere, dei boschi, dei campi – il cardine delle sue figurazioni scenografiche –da sempre fulcro della sua ricerca pittorica. Come in altre occasioni, anche in questa s’è inventato un titolo metafora: Kanon. Che in greco significa bastone di canna, e, per immagini teoretiche, “regola, prescrizione, forma”. Da non intendersi, dunque, come una traduzione di Yuunichi, il ragazzo del film omonimo, che dopo sette anni torna nella città perlustrata in ogni angolo da piccolo e scopre quel che scopre.

Mariconti non scopre e non propone nulla di nuovo. Resta un pittore monocromatico, elegante. Privilegia quel che ha sempre privilegiato: cenere, olio bianco, olio combustibile esausto, materiali poveri, gesso, colla con cui impasta una pittura, priva di colori e fatta di matericità. Le tele, volutamente esposte alle intemperie, autorizzano a loro volta i facili sconfinamenti letterari sui quattro elementi: terra, aria, acqua, fuoco.

Nato a Lodi, dopo essersi laureato in Arti Visive e Scenografia all’Accademia di Brera, Mariconti ora vive e opera tra Cremona e Milano. Ha all’attivo un buon curriculum di mostre e quest’anno ha già esposto al Lloyd’s Club di Londra.

Attorno alla sua pittura non c’è molto da aggiungere a quanto non è già stato detto e scritto in questi anni. Decisamente è una pittura che piace. Anche se in essa si conserva quel pizzico di autocautela e di programmazione che la tiene lontana da ogni “stream introverso” (Guardoni).

Mariconti prosegue cioè col modello acquisito, visto anche allo Spazio Bpl nel 2012: apprezzabile per approccio alla materia, alla procedura, alla sostanza tecnica. Il che non significa che l’artista non coltivi anche suggestioni e sostanza poetica. Nella sua pittura ha perso solo un po’ di smalto il richiamo alla filosofia della terra. Ma non per scelta o colpa sua, piuttosto per i troppi gargarismi che si sono fatti i filosofi del globo dei diversi circoli. Il taglio della sua pittura ha un tocco personale di cauta emotività lirica che emerge dai luoghi, quelli diversi e quelli reiterati e rivisitati.

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