La misericordia del Papa diventa un libro

Prima l’anno giubilare (straordinario) dedicato alla misericordia e scattato lo scorso 8 dicembre, giorno dell’Immacolata, con l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro; ora un libro in cui, quale primo attributo riconosciuto alla figura di Dio Padre (sin dal titolo) spicca proprio la misericordia. Non potevano esserci prove più stringenti che tale virtù sia fra le più care a Papa Francesco.

«Ogni uomo è un peccatore, anche i Papi . È la misericordia che ci salva. La Chiesa non è al mondo per condannare, ma per permettere l’incontro» con la Misericordia di Dio, per questo deve essere sempre «in uscita».

Il Pontefice lo spiega apertamente nel dialogo con il noto vaticanista Andrea Tornielli; dialogo raccolto nel volume in uscita da oggi per i tipi di Piemme in 86 Paesi del Mondo. «Dobbiamo tornare a una Chiesa che alla condanna preferisce il perdono», spiega il Papa che si descrive ancora una volta come «un uomo che ha bisogno della misericordia di Dio». «L’ho detto sinceramente - racconta - anche di fronte ai carcerati di Palmasola, in Bolivia, davanti a quegli uomini e a quelle donne che mi hanno accolto con tanto calore. A loro ho ricordato che anche San Pietro e San Paolo erano stati carcerati. Ho un rapporto speciale con coloro che vivono in prigione, privati della loro libertà. Ogni volta che varco la porta di un carcere per una celebrazione o per una visita, mi viene sempre questo pensiero: perché loro e non io? Io dovrei essere qui, meriterei di essere qui. Le loro cadute avrebbero potuto essere le mie, non mi sento migliore di chi ho di fronte. Così mi ritrovo a ripetere e a pregare: perché lui e non io? Può scandalizzare questo, ma mi consolo con Pietro: aveva rinnegato Gesù e nonostante questo è stato scelto».

Nell’intervista a Tornielli, Francesco cita in proposito la documentazione del processo di beatificazione di Paolo VI e in particolare la testimonianza di uno dei suoi segretari, al quale il Papa aveva confidato: «Per me è sempre stato un grande mistero di Dio, che io mi trovo nella mia miseria e mi trovo davanti alla misericordia di Dio. Io sono niente, sono misero. Dio Padre mi vuole molto bene, mi vuole salvare, mi vuole togliere da questa miseria in cui mi trovo, ma io sono incapace di fare questo da me stesso. Allora manda il suo Figlio, un Figlio che porta proprio la misericordia di Dio tradotta in un atto d’ amore verso di me».

«È questa - afferma Bergoglio - una sintesi bellissima del messaggio cristiano. E che dire dell’ omelia con cui Albino Luciani iniziava il suo episcopato a Vittorio Veneto, dicendo che la scelta era ricaduta su di lui perché certe cose, invece di scriverle sul bronzo o sul marmo, il Signore preferiva scriverle sulla polvere: così, se la scrittura fosse restata, sarebbe stato chiaro che il merito era tutto e solo di Dio. Lui, il vescovo, il futuro Papa Giovanni Paolo I, si definiva «la polvere». Devo dire che quando parlo di questo, penso sempre a ciò che Pietro ha detto a Gesù la domenica della sua resurrezione, quando lo ha incontrato da solo. Un incontro a cui accenna l’evangelista Luca»

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