La magia e la tecnica di Vladimir Gorbach

Cosa significa "contrappunto"? Per definizione, si tratta della combinazione simultanea di due o più melodie dotate ognuna di un proprio senso compiuto. In pratica, significa che la somma di più melodie può formare una massa sonora dotata a sua volta di un senso complessivo. Ed è solo questo “prodotto finito” che percepiamo a un primo ascolto. In realtà, però, anche la melodia della canzone più semplice è sostenuta da una matassa di suoni sotterranei che, intrecciandosi, la “colorano”. Vladimir Gorbach, ospite venerdì sera della Stagione Internazionale di chitarra classica nella stupenda cornice della corale di Santa Chiara Nuova a Lodi, ha palesato un'eccezionale finezza nel valorizzare anche i più piccoli elementi delle composizioni che ha suonato, dimostrandosi un vero e proprio maestro del contrappunto. D'altronde, da un esperto di Scarlatti come lui non ci si poteva aspettare altro: è riuscito a trasportare magicamente l'indipendenza fra le due mani tipica dei clavicembalisti su uno strumento come la chitarra, che invece le esige entrambe per produrre anche un solo suono (la sinistra per premere la corda e la destra per pizzicarla), tanto che sembrava di ascoltare due chitarristi. «Il segreto sta tutto nell'indipendenza delle dita della mano destra. Per ottenere questo, la cosa più utile è cantare la linea del basso ad alta voce mentre si studiano i brani - ha dichiarato Gorbach -. Io lo faccio molto spesso. Infatti, la melodia più acuta spicca automaticamente sulle altre; sono le voci più gravi che vanno incoraggiate in fase di studio, per poter poi risaltare nell'esecuzione».Questa straordinaria abilità ha permesso di apprezzare la finezza con cui furono composte non solo le Sonate K441, 87, 27 e 431 di Domenico Scarlatti, ma anche tutti i brani eseguiti: il dolce Rondoletto di Mauro Giuliani, i colorati stati d'animo della suite Collectici Intimi di Vincente Asencio, il virtuosistico Andante et Rondò n. 2 di Dionisio Aguado. Nelle Estaciones Portenhas di Astor Piazzolla è spiccato l'incalzante contrappunto ritmico tipico del tango, in cui gli accenti delle voci acute sono sfalsati rispetto al pesante passo in due del basso. Le Variazioni sul tema della Follia di Spagna di Miguel Llobet hanno introdotto un bis all'insegna del virtuosismo estremo: Carillones del bergamasco Benvenuto Terzi, una melodia leggerissima realizzata quasi esclusivamente con la sola mano sinistra, sostenuta dagli “armonici” pizzicati in un gioco funanbolico con la mano destra. Richiamato un'altra volta in pedana da un pubblico entusiasta, il musicista russo ha deciso di salutare Lodi con l'affettuosa Cancion popular catalana di Llobet chiamata La filadora: un omaggio alla nostra bella città, di cui l'artista ha apprezzato soprattutto «la cordialità e l'organizzazione».Non possono che ritenersi soddisfatti dei complimenti gli enti sostenitori (Comune e Provincia di Lodi) e la Fondazione Banca Popolare di Lodi. Entusiasti i membri dell'Atelier Chitarristico Laudense, che per l'ennesima volta sono riusciti a stipare il coro affrescato della chiesa di Santa Chiara Nuova, in via delle Orfane: 110 posti a sedere e una trentina di persone costrette ad assistere al concerto in piedi, fino al cortile sul retro.

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